Aree interne, la sfida dei vescovi:
«Non vinca la rassegnazione»

accrocca e bruni
accrocca e bruni
di Nico De Vincentiis
Martedì 25 Giugno 2019, 08:00
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Arrivano in duecento. Sindaci, assessori, consiglieri, rappresentanti di enti locali, tecnici, studiosi, esponenti dell’imprenditoria e parti sociali. Si muovono un po’ spaesati nei saloni del primo Forum degli amministratori campani. Sguardi che incrociano occhi forse già visti ma mai fissati per più di un sorriso di circostanza. Tipico, a vederli girare, di chi stia partecipando a un congresso di partito, che incontra volti indaffarati più a ricordarsi «in quale assemblea lo avrò visto?» che a stabilire contatti reali. Quasi a cercare l’attenzione del politico di riferimento. Stavolta chi può mai esserlo? L’arcivescovo di Benevento Accrocca? Quello di Avellino Aiello? Oppure di Ariano Melillo, di Cerreto-Telese Battaglia, di Sant’Angelo dei Lombardi Cascio? Sono loro ad averli convocati e ieri, in apertura, tutti presenti a testimoniare una volontà precisa di missione nelle terre che tutti amano ma nessuno sa come renderle amabili. «Faremo in modo che i giochi non siano già fatti e che non prosegua questo accanimento terapeutico sulle nostre zone per rinviarne la morte - dice l’arcivescovo Felice Accrocca -. Il nostro sarà un pressing continuo perché non vinca la rassegnazione. Nessuno di noi vescovi ritiene di avere ricette risolutive, i programmi non ci competono, ma siamo costruttori di ponti sui quali far camminare la speranza. Legami di solidarietà e un progetto finalmente serio per le aree interne avrebbero un riscontro positivo in tutto il resto del Paese. Lotteremo perché non si adotti più il criterio della distribuzione dei fondi secondo il numero di abitanti, così facendo infatti non arriverà più nulla in soccorso di certe aree del Sud».

L’obiettivo del Forum è riconoscere che esiste qualcun altro con il quale esplorare le distanze e renderle un esercizio di stupidità. E nell’aria si avverte qualcosa di nuovo. Si rischiano le vertigini da «prima volta». Che guariscono solo facendo succedere la seconda, e poi la terza volta. La Chiesa in uscita lancia la sua sfida e sceglie di entrare con la sua profezia nel perimetro di quei territori che solo il 16% dei sacerdoti (ultima ricerca sulle parrocchie della diocesi beneventana) considera qualcosa di cui interessarsi.

Chi i confini li ha ben chiari dinanzi agli occhi, quei tre metri quadri di una cella di massima sicurezza del carcere di Benevento, fa volare all’esterno la sua voce perché raggiunga i vescovi e gli amministratori riuniti al Centro La Pace. «Dialogate e non vi fermate - scrive -. Questi tre giorni di incontri non saranno un acquazzone d’estate ma una pioggia che penetra nel profondo, una rugiada che riuscirà a fecondare questa terra e farla fiorire». 

Il Forum si apre così. Poi tocca a Luigino Bruni, l’economista al quale papa Francesco ha dato l’incarico di coordinare centinaia di ricercatori under 35 per disegnare una nuova economia per il pianeta. «È dal ‘700 che il Sud - dice Bruni - incrocia grandi risorse e altrettante sconfitte. Genovesi diceva che manca la fede pubblica, cioè quel fidarsi degli sconosciuti e non solo degli amici. Certo è una lettura, ma oggi ci ritroviamo ad alzarci la mattina senza lavorare, andiamo al Nord per farci curare, si muore di fame anche se circondati dall’oro. Al Sud non si riesce a mettere a reddito le cose più belle. Beni che non diventano flussi, ecco il dramma del Mezzogiorno. Polemico con le misure del governo, ritenute sbagliate, come il reddito di cittadinanza («Riduce l’incentivo a lavorare»), rilancia la teoria dei canali di comunicazione e di quelli etici. «Se le strade sono attraversate da scandali e incapacità - dice - nessuno si deciderà mai di attraversarle».
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