La notizia è deflagrata con l'effetto di una bomba in città e nell'ambiente ecclesiastico, non solo beneventano. L'arresto di don Nicola De Blasio, direttore della Caritas, è stato come il classico fulmine a ciel sereno, sicuramente inaspettato. L'accusa, quella di detenzione di materiale pedopornografico, precisamente video e file nel pc, mossa dalla Procura di Torino, è di quelle che mettono i brividi. E che sconvolgono e sconcertano. Chi lo conosce, e in città lo sono praticamente tutti, è rimasto sorpreso sebbene in tanti sperano che don Nicola riesca a dimostrare la propria innocenza e a smontare l'impianto accusatorio. Al rione Libertà, il quartiere più popoloso della città di cui il parroco beneventano è figlio e al tempo stesso anima, i fedeli e le gente comune sono rimasti storditi, increduli dinanzi ad accuse gravissime.
La polizia postale ieri avrebbe rinvenuto nel computer di don Nicola, come è trapelato successivamente, immagini e video a contenuto sessuale con minori. Immediata la richiesta di procedere all'arresto. Il sostituto procuratore di Benevento Marilia Capitanio, competente per il territorio, ha disposto i domiciliari. Don De Blasio, difeso dagli avvocati Massimiliano Cornacchione e Alessandro Cefalo, è ora in attesa dell'udienza di convalida dinanzi al gip nel corso della quale potrà fornire la sua versione e respingere le accuse.
La notizia in Curia è arrivata nel pomeriggio, non appena i poliziotti hanno terminato il proprio lavoro e il sostituto procuratore ha disposto gli arresti domiciliari. Il clima è diventato cupo e pesante. Nessuno poteva immaginare una storia e accuse del genere. L'arcivescovo Felice Accrocca è rimasto scosso. Chi ha avuto modo di confrontarsi con lui lo ha visto dispiaciuto, sorpreso e amareggiato per un'altra notizia, la terza in pochi giorni (prima quella della decisione di lasciare il sacerdozio da parte di don Armando Valerino, parroco nelle frazioni Varoni e Cirignano di Montesarchio annunciata dall'altare proprio dalla guida della Chiesa beneventana, e l'altra tristissima della morte di don Raffaele Pettenuzzo, il parroco di Paupisi ucciso dal Covid dopo il contagio bis) che ha avuto un effetto destabilizzante.
Il tono della voce al telefono testimonia lo stato d'animo di Accrocca, che preferisce attendere certezze prima di commentare e prendere decisioni. «Resto sorpreso - dice l'arcivescovo - e attendo di conoscere elementi certi della vicenda perché per il momento ho appreso soltanto la notizia dell'arresto». Di certo, la vicenda sarà argomento di discussione anche oggi in Curia e alla Caritas, dove anche lo staff che aiuta quotidianamente il sacerdote nelle attività di solidarietà a favore degli ultimi, degli emarginati, dei poveri è rimasto sconcertato. La speranza è che don Nicola riesca a dimostrare subito l'estraneità alle accuse mosse dalla polizia postale e possa tornare presto a operare nella «Cittadella della carità», un'opera che ha voluto realizzare nel cuore del capoluogo all'insegna della solidarietà. La stessa che ha sempre mostrato nei confronti di chi soffre, degli immigrati e anche dei nuovi poveri, figli dell'emergenza pandemica.