Passa dai domiciliari alla cella don Nicola De Blasio. Il sacerdote è stato trasferito nella serata di ieri dalla sua abitazione al carcere di contrada Capodimonte a Benevento a seguito delle decisione del gip del tribunale di Napoli che ha disposto l'aggravamento della misura nei confronti dell'ex parroco di San Modesto. Proprio la decisione dell'aggravamento della misura con la custodia in carcere sembra arrivare come una sorpresa, anche alla luce della misura interdittiva già posta in essere dallo scorso 3 novembre nei confronti di don Nicola, arrestato dopo che la polizia postale ha trovato nel suo pc decine di foto e video pedopornografici. La scoperta dopo una perquisizione decisa dalla Procura di Torino, sembrerebbe scaturita a causa di link tra la linea telefonica di don Nicola e una chat finita nel mirino degli inquirenti.
Gli stessi legali (Massimiliano Cornacchione e Vincenzo Sguera), ai quali è stata notificata la misura ieri sera dalla polizia postale, non hanno avuto ancora modo di approfondire i dettagli legati alla decisione del gip del tribunale di Napoli, dove gli atti erano stati trasmessi per competenza.
E proprio sulle chat contenute nello smartphone del sacerdote e sui file archiviati nel pc si sarebbero concentrate le più recenti verifiche degli inquirenti, oggetto di una recente perizia. Proprio sul materiale ritrovato sui suoi device, don De Blasio ne aveva giustificato il possesso peché legato a una propria ricerca avviata sul fenomeno della pedopornografia all'interno della Chiesa. Ricerche interrotte, a dire di don Nicola, quando si era reso conto di incorrere in un reato. I file scaricati sarebbero rimasti, poi, inutilizzati dal 2016, ma su questa tesi il gip Gelsomina Palmieri, dopo l'udienza di convalida dell'arresto, aveva definito «allo stato non dimostrata», confermando gli arresti domiciliari che, ieri sera, sono stati modificati in custodia in carcere.