Politica e tradimento
la teoria dei due forni

Honoré Daumier, Il ventre legislativo, 1834
Honoré Daumier, Il ventre legislativo, 1834
Martedì 24 Aprile 2018, 17:17 - Ultimo agg. 18 Maggio, 01:15
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No, no ch’io non mi pento
(Don Giovanni, Atto secondo, libretto di Lorenzo Da Ponte)


Quando si allude allo schema dei due forni ci si appella ad un classico della politica italica che affonda radici profonde nella nostra cultura: è qualcosa di più di una prassi, per quanto consolidata. La circonlocuzione descrive la calcolata scelta da parte di uno schieramento, di un gruppo o di un singolo esponente volta a cambiare programma d’azione e partner a seconda della convenienza e della circostanza.

Detta così sembra una prassi sconveniente e immorale… e in parte lo è, alla pari di un tradimento. Sebbene talvolta in politica la fedeltà corra il rischio di diventare una colpa. D’altronde non a caso Treccani - alla voce curata da Luigi Farlocco - ammonisce: «Si ha l’impressione che quando si parla dei due forni a proposito del comportamento politico di qualcuno (singolo o forza politica) si intenda in realtà ingentilire eufemisticamente l’idea soggiacente di atteggiamento trasformistico, opportunistico».

Ma per un attimo accantoniamo il giudizio di ordine morale. Prestiamo ascolto al musicologo Giovanni Macchia e osserviamo che il singolo esponente o il partito politico può essere messo al pari del Don Giovanni che come filosofo ha scelto con lucida coscienza la sua vita, facendo del piacere e della seduzione non più un moto spontaneo della propria indole, ma una “categoria dello spirito”. Allora la prospettiva cambia.

Non approda a conclusioni diverse il filosofo epistemologo Giulio Giorello nel gustoso saggio intitolato “Il tradimento in politica, in amore e non solo” quando afferma che «il traditore deve essere un coraggioso: per quanto siano subdole le sue azioni, infami i suoi scopi, deve avere almeno l’audacia di tradire tutto e tutti, comprese le sue più radicate convinzioni: solo a questo prezzo diventa davvero l’angelo (cioè il messaggero) della libertà del soggetto».

La teoria dei due forni rimonta a qualcosa di più dell’utilitaristico fine machiavelliano. In molti casi c’è visione. C’è capacità di andare oltre lo scopo immediato.

2. La danza del potere
3. Maggioranze variabili

corrado.castiglione@ilmattino.it

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