Se l'anatra è zoppa

Se l'anatra è zoppa
Lunedì 16 Aprile 2018, 19:52
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Una totale libertà politica
è l’unica cosa che mancherà all’Italia
(William Godfrey, nunzio apostolico e arcivescovo)


Povere creature, questi pennuti: da sempre nell’immaginario collettivo si portano appresso l’icona dell’incompleto, dell’incompiuto. Dal brutto anatroccolo di Hans Christian Andersen allo sfortunato Donald Duck di Walt Disney. Né sono gli unici volatili che compaiono nell’oscuro lessico del politichese (vedi: colombe, falchi, gufi). L’espressione deriva dal modo di dire anglosassone “lame duck”, utilizzato nel mondo della finanza inglese per indicare il broker non solvente, cioè impossibilitato a coprire i propri debiti.

La più antica testimonianza risalirebbe ad una lettera inviata nel 1761 dal conte Horace Walpole al baronetto di chiara fama massone Horatio Mann, laddove si dedica un cenno alla triplice tipologia di broker, accanto al toro (speculatore al rialzo) e all’orso (speculatore al ribasso). Bisognerà attendere poco più di un secolo per ritrovare quel termine, ma stavolta dall’altra parte del pianeta e in tutt’altro ambito, nel registro ufficiale degli atti del Congresso Usa ovvero nel Congressional Globe, nel 1863. Invero in questo periodo l’espressione compare anche sulla stampa americana rivolta a James Buchanan – quindicesimo presidente statunitense – perché giudicato poco intraprendente di fronte alla crisi dalla quale avrà poi origine la guerra di Secessione. Ma per altri è Calvin Coolidge a contendersi il primato nel 1926, con un titolo del quotidiano “The Appleton Post-Crescent”.

Il significato, a qualsiasi latitudine, sta a indicare l’uomo politico che occupa una carica istituzionale rilevante e però – per diversi motivi – non è in grado di esercitare in pieno i suoi poteri. Questa situazione può accadere quando il mandato è in scadenza – come per il “semestre bianco” del presidente della Repubblica italiana (ne parleremo un'altra volta in maniera più approfondita) – oppure quando il successore è già stato eletto (questo era il caso di Buchanan, il cui mandato si concluse nel marzo 1861, con Abram Lincoln già eletto nel novembre 1860, alla vigilia della guerra di secessione che scoppiò nell’aprile 1861), oppure ancora quando la legge gli impedisce di candidarsi ancora (come per il presidente Usa al secondo mandato).

In Italia, casi più frequenti di anatra zoppa si sono verificati in alcuni comuni nei quali il sindaco, pur eletto a maggioranza, si è poi ritrovato in Consiglio comunale con una maggioranza espressione di liste che avevano sostenuto un candidato a sindaco diverso. Addirittura nel Salernitano a Battipaglia, l’evento (elezioni 2007) si è ripetuto anche alla tornata elettorale successiva (2009). Invero si è parlato di anatra zoppa anche quando nelle recenti dispute sull’Unione europea è stato più volte sottolineato il profilo monco di una comunità di Stati, privo di un autentico esecutivo politico e di una banca centrale sul modello Usa.

Da rilevare: forse l’espressione bizzarra ha suscitato alcune simpatie, sta di fatto che all’anatra zoppa sono intitolati due locali notturni di Milano e di Torino, nonché il circolo ARCI del capoluogo piemontese.


corrado.castiglione@ilmattino.it
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