Donne come prede, oggi come 70 anni fa

Martedì 13 Maggio 2014, 17:19
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Monta l'emozione, moltiplicata dalla immagini televisive che ottengono più di mille scritti, sul rapimento delle ragazze del villaggio di Chibok in Nigeria. Fanno il paio con la protesta delle donne iraniane, che su Facebook si fotografano con i capelli al vento, senza burka.

Fa strano che, in queste ore, si ritorni a parlare della "questione femminile". Fa strano perché il nuovo dibattito arriva a 70 anni dal dramma che, da noi, coinvolse, come vittime, qualcosa come 60mila donne. Già, molte di più delle donne nigeriane. Al pari delle donne violate in Bosnia dalle milizie serbe, o da quelle massacrate in Ruanda. Settanta anni fa, come dire Ciociaria; come dire, con un neologismo tanto brutto quanto efficace, "marocchinate".

Si chiede sensibilità nei confronti delle donne, gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione - dai social network, ai video postati in Rete - rendono più efficaci i richiami. E qualcuno come Adriano Sofri può scrivere che "è in  atto nel mondo una guerra di liberazione delle donne".

Rimbalzano termini come liberazione e donne. Sono gli stessi di quel nostro dramma di 70 anni fa. Era proprio questo mese, maggio; era una guerra di liberazione, quella dal nazi-fascismo, cui contribuirono con il loro sangue anche le truppe coloniali francesi.

Quegli uomini, incoraggiati dai loro ciechi ufficiali, considerarono la gente che liberavano, gli italiani della Ciociaria, come delle prede. Bottino, a ricompensa dei loro morti sul sanguinoso fronte di Cassino, dove per sei mesi si tenne la madre di tutte le battaglie in Italia.

Su quelle vicende, in Francia il segreto di Stato sarà rimosso solo nel 2047. Eppure, il colonnello Jean Louis Mourrut, nel 1994 responsabile dell'Ufficio storico dell'Armée, raccontò che "i comandanti erano riluttanti a inserire quegli episodi nei rapporti, per non confessare di aver perso il controllo della truppa. E poi temevano ripercussioni sul morale dei soldati".

Donne stuprate, i pochi uomini che tentatoro di difenderle vennero violentati o uccisi. Poi, seguirono furti. Paesi come Esperia, Lenola, Castro dei Volsci e tanti altri divennero luoghi di memoria della Ciociaria violata. Vennero presentate 60mila denunce, in almeno 12mila casi erano assai bene documentate, ammise il colonnello Mourrut. Alla fine, solo 5mila denunce furono accolte e appena 3800 donne vennero risarcite.

Una beffa, per chi aspettava i liberatori e incontrò i propri aguzzini. All'Assemblea Costituente, un'altra donna, la comunista Maria Maddalena Rossi, sollevò la questione allora assai difficile da esaminare. L'Italia doveva farsi perdonare la guerra al fianco della Germania, doveva farsi accettare dalla comunità internazionale. E quelle donne - tante rimaste contagiate da malattie veneree, tante rimaste incinte - furono in gran parte lasciate al loro destino di vergogna, omissioni e reticenze.

Ecco, in questi giorni di grandi solidarietà internazionali alla ragazze nigeriane, di indignazioni, non sarebbe sbagliato ricordare quelle nostre donne. Lo fece, dieci anni fa, il presidente Carlo Azeglio Ciampi, riconoscendo a molti dei comuni colpiti la medaglia al valore civile. Donne come prede, 70 anni fa come oggi. Solo nel 2008, l'Onu riconobbe lo stupro dei soldati sulle donne di un Paese sconfitto, un crimine di guerra. Le 60mila ciociare non hanno potuto gioirne. 
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