Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

I ragazzi in mare aperto
e il porto dei genitori

I feretri di Alessia e Giulia in Chiesa a Castenaso (Bologna)
I feretri di Alessia e Giulia in Chiesa a Castenaso (Bologna)
di Aldo Balestra
Sabato 6 Agosto 2022, 12:31 - Ultimo agg. 7 Agosto, 01:02
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«Giulia e Alessia, siete raggi di sole» (Ansa 5 agosto 2022, ore 17.51)
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Quei girasoli poggiati sulle loro bare bianche non erano fiori a caso. Li hanno scelti volutamente, a significare - insieme a quelli bianchi - la luce che emanavano Giulia e Alessia, le due sorelle travolte ed uccise da un Frecciarossa, nella stazione di Riccione. Finite sotto un treno superveloce mentre incerte, stordite, camminavano all'alba su un binario, dopo una notte in discoteca in Riviera e gli strascichi di ore e ore di divertimento, evasione, magari qualche eccesso ma anche difficoltà come il furto della borsetta, del cellulare e la voglia di rientrare finalmente a Castenaso. Mentre il papà, sempre pronto ad accompagnarle, premuroso ed attento, stava attendendo in casa preoccupatissimo, dopo aver ceduto per una sola volta («per sfinimento», ha detto) alla pressante richiesta delle figlie di andare da sole a Riccione, in treno, a ballare.

Questa tragedia italiana, nel cuore di un'estate torrida e opprimente, piena di politica, calciomercato e coppie scoppiate, scecherate senza pudore, ha colpito molto l'opinione pubblica. Il dramma vissuto da questa famiglia sarda emigrata in Emilia, vicino Bologna, ha suscitato una forte reazione emotiva. Ha colpito nel modo corretto, se si è compreso a pieno il dramma della morte improvvisa e violenta di due adolescenti pronte a spiccare il volo della vita, e quello dei genitori, schiacciati e annichiliti da un evento che squarcia i cuori e che va improvvisamente, biecamente, contro il naturale ciclo della vita. Ma, in quest'epoca con poca continenza, tanta sciattezza e saccenza, non sono mancati i giudizi affrettati, beceri, offensivi, inutili. Magari postati senza ritegno su un social, da sotto un ombrellone, o a tavola, con la (presunta) convinzione di saper e poter dire di tutto, e sempre.

Misurarsi con il mestiere di genitore non è mai cosa semplice. Nessuno nasce erudito, la pratica avviene - tra gioie e dolori - ogni giorno. Si è compressi tra il desiderio dei figli di aprirsi a nuove esperienze, come è giusto e come gran parte di noi ha fatto in gioventù, e la capacità di guida dei genitori che spesso annega nella paura, preoccupati per il dilatarsi di orari, modalità del divertimento, rischi che sono propri di questi anni vorticosi, confusi e bulimici.

Dove diventa sempre più arduo trovare il giusto punto di equilibrio nel rapporto genitori-figli, tra la responsabilità-dovere della guida e il desiderio di conoscenza, i consigli e la voglia d'evasione, le imposizioni e il dialogo, la fiducia e la libertà.

Ergersi a censori dei comportamenti altrui è sbagliato. Bisogna viverle, certe situazioni. E nemmeno si può dire di saperle poi padroneggiare. Meglio praticare tenacemente esperienze evitando di giudicare, magari, ciò che non si è vissuto in gioventù per repressione, carattere, viltà, epoche storiche diverse. Ma resta comprensibile lo smarrimento della maggior parte dei genitori: come faranno, assaliti dai dubbi e dalle ansie, come gestiranno le lunghe attese di rassicuranti messaggi nel cuore della notte, i rientri all'alba dei figli e la loro legittima voglia di esplorare, conoscere la vita all'insegna della novità e, si spera, della responsabilità da inculcare ogni giorno?

Risposte univoche, scolpite sulla roccia, non ve ne sono. Aiutano però alcuni spunti di riflessione. Più d'un balsamo ci sono apparse le parole che, al momento dei funerali di Giulia ed Alessia, ha offerto un sacerdote intelligente, Don Giancarlo Leonardi, che aveva di fronte le bare delle due ragazze ed insieme i volti distrutti e allucinati dei loro genitori. Proviamo a ripercorrerle insieme: «Vediamo una cronaca della tragedia, ne cogliamo letture e giudizi: sembra che tutti abbiano una parola da dire, che ci siano tanti maestri. Ed invece nella famiglia di Alessia e Giulia vediamo un dolore infinito. Vediamo una famiglia generosa dove tutti sono uniti nel dolore. Il dolore è il male e sembra avere vinto, ma noi oggi sussurriamo a tutti che il bene è più forte del male. Il dolore lo vivremo insieme, non ci lasceremo sbriciolare. Mentre noi sussurriamo, Alessia e Giulia gridano al nostro mondo di adulti che dobbiamo credere in loro. Ai giovani dobbiamo dire: andate in mare aperto, al porto ci saremo sempre noi ad aspettarvi».
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«Un figlio è un amore divenuto visibile» (Novalis)

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