Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Alice, l'amore per i genitori
e la morte troppo presto

Alice Signorini in una foto tratta dal suo profilo Facebook
Alice Signorini in una foto tratta dal suo profilo Facebook
di Aldo Balestra
Venerdì 15 Giugno 2018, 01:04 - Ultimo agg. 26 Giugno, 23:48
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Muore a 26 anni per anoressia, crollo dopo scomparsa genitori (Ansa, 14 giugno ore 17.29)
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Sono i genitori a morire prima dei figli. E' una legge della natura. Ma quando ciò non accade, per qualsiasi motivo, sia esso una malattia o un evento drammatico, il dolore dei genitori che sopravvivono ai figli - soprattutto se giovani - è immenso, profondissimo, nemmeno immaginabile per chi non abbia provato lo stesso tipo di feroce privazione.

Nel caso di Alice, è vero, è andato tutto secondo natura. La mamma e il papà se ne sono andati prima. Lei, malgrado stesse lottando da più d'un lustro contro la subdola anoressia, con la forza dei suoi splendidi 26 anni, avrebbe dovuto vivere ancora a lungo. Invece non è stato così. Alice s'è spenta oggi, due anni dopo la morte del papà e quella della mamma. Genitori che adorava, al punto da tatuarsi sul corpo due parole semplicissime, ma piene - come dire - di tutto: mamma, papà.

Un percorso difficile. Complicato. Alice, un sorriso bello e allegro, era conosciuta da tutti a Bergantino (Rovigo). Un lavoro in banca a cui era caparbiamente tornata, seguita a distanza dall'affetto dei parenti e dall'attenzione dei medici. Eppure non ce l'ha fatta. S'è spenta come una candela, lei che voleva uscirne ma che non sopportava il peso della solitudine, senza la mamma e il papà ad interessarsi di lei, ad assisterla, a spronarla verso la guarigione che le era sembrata vicina, raggiungibile, quasi ad un passo. La zia, non sentendola al telefono nell'abitazione di Legnago, dove la giovane s'era trasferita da un mese, ha chiamato i vigili del fuoco. L'hanno trovata, magrissima e fragile come una bambolina di vetro terrea e fredda, inginocchiata davanti al divano, le mani congiunte sui cuscini. L'ultima preghiera prima di morire, consapevole di raggiungere mamma e papà.

Che tristezza pensare alla morte di questa ragazza. Il suo volto solare, pieno di vita, immortalato nel giorno della laurea. Poi la malattia, la fine dei genitori, repentinamente la sua. E fa riflettere su come la fragilità dei figli spesso abbia bisogno della solidità dei genitori per non esplodere, per non farsi dramma. Che tristezza pensarci nello stesso giorno in cui il tribunale di Forlì condanna i due genitori che avevano angosciato e vessato la loro figliola adolescente tanto da spingerla al suicidio, senza però toglierle l'estremo coraggio di spiegare perché, e per colpa di chi, decideva di togliersi la vita. O nello stesso giorno in cui, a Roma, due genitori hanno dato un pugno al prof che aveva bocciato il figlio. O, ancora, mentre padre e madre costringevano a Vicenza la figlia sedicenne ad abortire.

Erano diversi, i genitori di Alice. Molto. Non hanno potuto, e non per colpa loro, aiutarla fino in fondo. Forse per questo a una ragazza già fragile come lei è parso insopportabilmente gravoso continuare da sola. E non ha fatto più nulla, evitando di vivere questo tempo che le è sembrato troppo, irrimediabilmente troppo incerto.

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«Se volete comprendere l'amore dei parenti, pensate al momento che li perderete, pensate all'infelicità di chi non li ha, dei poverini abbandonati a sè, ai loro bisogni» (C. Cantù, Attenzioni)
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