Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Il peso delle regole
e quello del rispetto

Assistenza a un malato Covid nell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
Assistenza a un malato Covid nell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
di Aldo Balestra
Venerdì 6 Novembre 2020, 17:26
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«Coronavirus, Gori: corteo anti-zona rossa sotto casa mia, ma i sindaci non c'entrano», (AdnKronos, 6.11.2020, ore 8.55)
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La foto sopra, di questi giorni, ritrae l'assistenza ad un malato Covid nell'ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, centro lombardo colpito duramente nella prima ondata ed ora alle prese con la violenza della seconda. La foto in coda a quest'articolo, invece, è tratta dal documentario "The sirens never stop", che Sky News dedicò in primavera a Bergamo epicentro Covid, mandando nel suo ospedale l'inviato Stuart Ramsay, ascoltando anche il sindaco Giorgio Gori, che in quei giorni tragici - come suo dovere - non si risparmiava.

Bergamo è la città del corteo notturno di camion militari con le bare dei morti per la pandemia, quell'immagine è diventata il simbolo del dramma italiano. Ora la città è ripiombata in zona rossa, come tutta la Lombardia, per una decisione che - come per le altre regioni italiane - è stata presa dal governo. Indiscutibilmente dal governo. Le singole realtà comunali non c'entrano.

C'è da riflettere, allora, sul corteo di protesta con destinazione la casa del sindaco di Bergamo: ristoratori, commercianti, con gruppi organizzati di estrema destra ed esponenti della Lega, come riportano le agenzie di stampa, sono andati a protestare sotto l'abitazione di Gori per il nuovo lockdown. Lo hanno invitato ad uscire, a confrontarsi sulla pubblica strada, hanno gridato "Libertà, libertà", slogan accattivante ma del quale occorrerebbe ogni momento capire la vera portata e aderenza alla realtà. Il sindaco ha risposto compostamente, il giorno dopo: «Riconosco il diritto di chiunque a manifestare e anzi capisco perfettamente la preoccupazione - in alcuni casi la disperazione - di chi vive della propria attività e teme in queste ore che la nuova chiusura possa darle il colpo di grazia. Ma un sindaco non c'entra nulla con la decisione di indicare come "rossa" una certa area territoriale.

Decide il governo e lo fa a tutela della salute delle persone, sulla base di una serie di parametri epidemiologici e del grado di saturazione delle strutture sanitarie».

La preoccupazione, il disagio e la paura sono di tanti, in questi giorni. E' comprensibile. Ciò che pure capiamo, ma ovviamente non accettiamo, è la strumentalizzazione politica del malessere e dei timori. Nella difficoltà estrema la città è una, la Regione pure, figuriamoci una Nazione, pur nel rispetto dei ruoli. Esiste il dovere istituzionale, che non va mai piegato alla propria esigenza di visibilità, quasi prova di esistenza in vita, per la conquista o la riconquista del potere. Ne dà una profonda spiegazione Massimo Adinolfi sul Mattino, nell'analisi della bagarre post voto negli Stati Uniti, citando il filosofo Ludwig Wittgenstein sugli studi della regola e del suo rispetto, evocando il ricorso «ad un più spesso e condiviso strato di senso che restituisca alla democrazia il suo ethos, la sua vitalità».

Suvvìa, alzi davvero la mano chi pensi che sia agevole e appetibile - proprio in questo momento - essere al posto di un sindaco (dello spessore di Gori, per la verità, non dubitiamo, ma questa resta valutazione personale), di un presidente di Regione, di un ministro, addirittura di un premier. Parlare, stando dall'altra parte, è facile. Sappiamo farlo tutti. Ma è misurarsi con un problema così nuovo, di indubbia vastità, incognite e nuovi rischi, con diversi e spesso confusi livelli di responsabilità, a rendere tutto appena un po' più complesso di una semplice contestazione. Non è solo, insomma, una questione di indirizzi sbagliati.
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«Forse esistono soltanto le regole che si possono rispettare» (Ivy Compton-Burnett, Un Dio e i suoi doni)

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