Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

La legge di Ella
nella Terra dei Fuochi

Ella Kissi-Debrah in un'immagine sul cellulare. Sotto, in fondo al testo, un rogo nella Terra dei Fuochi
Ella Kissi-Debrah in un'immagine sul cellulare. Sotto, in fondo al testo, un rogo nella Terra dei Fuochi
di Aldo Balestra
Giovedì 17 Dicembre 2020, 00:56 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 18:33
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«Storico verdetto in Gb, smog contribuì a morte bimba» (Ansa, 16.12.2020, ore 13.47)
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I genitori di Ella, e i sostenitori di quella che già viene definita la «legge di Ella», e tanto meno l'assistente coroner Philiph Barlow, che proprio ieri ha sentenziato che questa bambina «è morta di smog», non hanno la più pallida idea di dove si trovi, in Italia, la Terra dei Fuochi. Ma chi abita in questo fazzoletto di Campania tra le province di Napoli e Caserta, a duemila chilometri esatti da Londra, da oggi penserà che magari, in futuro, potrà esserci anche da queste parti un giudice che farà giustizia della morte orribile di tanti bimbi, qui dove ci si ammala inesorabilmente di violente forme tumorali e leucemiche in percentuale superiore a quella di chi abita in territori cosiddetti «normali».

L'inquinatissima periferia di Londra, dove viveva Ella Kissi-Debrah, a 9 anni già sofferente di asma, è una delle aree più a rischio del Paese. Lì, nella nebbia inglese da smog, viveva questo scricciolo di bimba, che ora la mamma rivede solo in foto sullo schermo del cellulare. Il giudice Barlow ha stabilito che «l’inquinamento dell’aria ha contribuito materialmente alla morte di Ella», perché la piccola «era esposta a livelli di diossido di azoto e particolato superiore rispetto alle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’inquinamento dell’aria a cui era sottoposta era, quindi, eccessivo». Ed ancora: le autorità londinesi non sono riuscite a  ridurre il livello di inquinamento nella zona ed hanno omesso ogni informazione alla famiglia di Ella, costretta a ricoverare per 28 volte la bambina in ospedale.

Nella tormentata vicenda giudiziaria, tra alti e bassi, la svolta c'è stata grazie ad una inchiesta bis in virtù dell’articolo 2 del Decreto sui diritti umani, sull'inalienabile «diritto alla vita», che permette di valutare il ruolo delle istituzioni pubbliche nella morte di una persona.

In base a ciò Ella è la prima persona al mondo morta, dice la sentenza, a causa dell'inquinamento dell'aria e anche per l'incompetenza e l'inefficienza altrui.

Non si tratta solo di differenza di sistemi giuridici di common e civil law. La sentenza inglese è senza dubbio apripista mondiale. Soprattutto perchè, oltre a ricercare e trovare con caparbietà un rapporto causa-effetto tra l'inquinamento atmosferico e la morte di una persona (tra l'altro già debole come la povera Ella), va a verificare concretamente quel che fanno, o meglio non fanno, le autorità delegate al controllo. Ecco, su questo, se finalmente ci fosse un continuo richiamo alle responsabilità di chi, per funzione, è titolare della verifica dei dati, della prevenzione e contrasto del fenomeno dell'inquinamento, avremmo notevoli passi in avanti. Vedremmo finalmente innalzarsi il livello di civiltà di queste aree, dei loro abitanti e dei loro «custodi».

Chissà se sarà invocata anche qui nella Terra dei Fuochi - tra rifiuti, roghi tossici, fumi, incendi e veleni - la «legge di Ella». Intanto pensiamo a come per ora i genitori che non hanno avuto giustizia e forse nemmeno ci pensano, offuscati da una forma di distorto fatalismo, continuino a vivere soltanto con il peso del dolore per la perdita dei loro bimbi. Magari sentendosi addirittura «colpevoli» per aver messo al mondo i propri figli nel posto sbagliato. Storie così ce ne sono tante. E questo è davvero un gravame grosso, troppo grosso da sopportare.
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«Dov'è un tribunale è l'iniquità» (Lev Tolstoj, Guerra e Pace) 

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