Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Se per la carriera
si perdono testa e dignità

Salvatore Furci e Lia Vismara
Salvatore Furci e Lia Vismara
di Aldo Balestra
Martedì 13 Aprile 2021, 23:36 - Ultimo agg. 23:47
3 Minuti di Lettura

«Cercò di incastrare collega: arrestato comandante vigili» (Ansa, 13 aprile 2021, ore 10.47)
***

Sembra una spy story, è cronaca giudiziaria italiana. Provenienza Lombardia. Un comandante dei vigili urbani che si vendica di una sua ex superiora, “colpevole” della valutazione negativa che gli aveva impedito di far carriera nel comune di Corbetta, dove Salvatore Furci ambiva ad esser promosso ufficiale del Corpo. Era rimasto invece un semplice agente della polizia locale a Milano prima di diventare, nel tempo, comandante dei Vigili nel Comune di Trezzano sul Naviglio.

Come vendicarsi, allora, dell'odiata Lia Vismara, che guida i vigili di Corbetta? Facendole mettere della cocaina nell'auto - ricostruisce la Procura - da un complice albanese, autore anche della soffiata ai Carabinieri: nella telefonata aveva raccontato ai militari di aver venduto la cocaina alla comandante Vismara, sostenendo che la stessa lo avesse pagato con banconote false e indicando l'auto dove si trovavano nascoste le dosi di stupefacente.

Storia di cronaca, d'accordo.  Ma che fa riflettere sul tema delle carriere, della frenesia da promozione che porta a perdere la testa. Certo, questo è un caso limite, cinico e perverso, studiato a tavolino per demolire l'“avversaria”, farle perdere credibilità e mandarla davanti ad un giudice. Forse esito persino più deprecabile degli scatti d'ira che pure hanno visto episodi di cronaca sui luoghi di lavoro, con conseguenze violente e sfociate nel sangue

Di fronte a cotanta ingegneria rancoristica e criminale, che diventa caso da codice penale dopo l'arresto del comandante Furci e del complice albanese, i soliti e italici mezzi per far carriera appaiono addirittura lontani anni luce.

Quasi "bruscolini". Dalla buona parola alla diligenza che s'ammanta di servilismo, dalla completa accondiscendenza ai desiderata superiori senza senso alla perdita di ogni dignità professionale. Sono bad practices sempre esistite, e che continueranno ad esistere, ma che restano atteggiamenti che portano alla formazione di governance completamente e pericolosamente distaccate da meritocrazia ed efficienza. Molto più spesso accade nella Pubblica Amministrazione, ma anche in tante aziende private il fenomeno persiste ed è sempre più evidente nella forma di cordate e lobbies aziendali.

Peccato, davvero. Mentre continuiamo - come è giusto - a raccomandare ai ragazzi di studiare, di essere orgogliosi dei sacrifici perchè finalizzati ad uno sbocco positivo, ad un dovuto riconoscimento dei meriti, alla giusta affermazione delle proprie competenze. Peccato. Ma quale sarebbe, altrimenti, il giusto consiglio da dare anche a questa già colpita generazione del Covid? Imparare ad essere furbi oltre ciò che è lecito, stringere patti con complici e persino con i diavoli pur di raggiungere l'obiettivo? No, vogliamo ancora credere che non ci sia bisogno di svilirsi o addirittura bruciarsi la vita per una carriera. Anche se occorrerà imparare a difendersi, e presto, da quelli che non se ne fanno scrupolo alcuno.
***
«In una gerarchia ognuno sale e sale finché raggiunge il suo livello di incompetenza» (Laurence J.Peter e Raymond Hull, Il principio di Peter)

© RIPRODUZIONE RISERVATA