Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
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Perché papà e mamma
sono i primi allenatori

Palloni da basket
Palloni da basket
di Aldo Balestra
Martedì 22 Gennaio 2019, 00:45 - Ultimo agg. 13 Febbraio, 18:50
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Basket: genitori insultano baby arbitro, coach ritira squadra (Ansa, 21 gennaio 2019, ore 12.11)
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Li riconosci da lontano: ansiosi, iper-protettivi, sempre pronti a portare il borsone troppo pesante, competenti di tattiche e schemi, puntualmente ai primi posti in tribuna a discettare delle scelte dell'allenatore sulla formazione e a criticarlo, a trepidare per il figliolo o la figliola che sono-i-più-bravi-al-mondo. Specialisti nel fare il tifo (e ci sta), ad esaltarsi o a deprimersi senza freni per un punto, a criticare e suggerire cambi, ad augurare ad un arbitro tutto il male possibile che manco al peggior nemico.
Per carità, tutto normale. Seguire i figli che fanno sport è cosa bella, poi ciascuno si dà i limiti di presenza e presenzialismo che crede, ma senza inutili esagerazioni. Bisogna essere sempre consapevoli che, nello sport che aiuta a crescere, l'ansia eccessiva (figuriamoci l'ira) di un genitore a bordo campo non giova all'atleta in erba.

La notizia che viene da Carpenedolo, in provincia di Brescia, fa cadere le braccia. Ma poi le fa rialzare. Di fronte a proteste e feroci insulti dei genitori della squadra avversaria verso l'arbitro di appena 13 anni (uno in più dei giocatori in campo, alla bisogna designato direttore di gara), il coach della squadra che stava vincendo ha ritirato i propri ragazzi, nonostante il vantaggio di 10 punti. Lui si chiama Marco Giazzi, potrebbe essere l'allenatore di ciascuno dei nostri figli, per passione allena l'Under 13 dell'Amico Basket Carpenedolo. Ma proprio non ce l'ha fatta a vincere, mentre i genitori degli atleti del team avversario se la prendevano con il mini-arbitro, continuamente beccato dagli spalti per le sue decisioni.

Giazzi, in un time out, ha chiesto ai genitori di smetterla con quelle offese, ma loro no che non hanno smesso, quindi si è avvicinato al povero e impaurito arbitrino e gli ha detto che avrebbe ritirato la sua squadra, con l'omologazione della sconfitta a tavolino per 0-20 al proprio team. Epperò il gesto non è piaciuto a quei genitori inferociti: «Sei un deficiente, non devi dire a noi cosa fare». Certo, non deve dirlo coach Giazzi. Quei papà e mamme avrebbero dovuto capire da soli come comportarsi e che stavano esagerando, sfogando la propria inutile rabbia contro un ragazzino tredicenne, della stessa età dei propri figli, chiamato per caso ad arbitrare la partita.
Pensiamoci, ogni volta che nella vita, a scuola, in palestra, sul campo di calcio carichiamo oltre ogni misura i figli, pretendendo da loro che siano campioni a tutti i costi, senza «se» e senza «ma». Pensiamoci, un buon esempio è molto meglio di una partita vinta, o persa, in questo modo.

Ps. Per la cronaca, ci piace molto di più la notizia che quasi contemporaneamente arriva dalla vicina Bergamo. Sempre di mini-basket si tratta, ma qui siamo a celebrare tra urla, applausi e una bottiglia di spumante le ragazzine dell'oratorio Don Bosco di Dalmine, vittoriose dopo un periodaccio di sei anni e oltre 100 sconfitte consecutive (!) in diversi campionati. Brave loro. E in questo caso anche i genitori, per sei anni hanno dato il meglio.
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«La più irresistibile delle forze è quella che procura la fiducia che sapete ispirare» (D'Azeglio)

 
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