Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
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Tutte le nostre paure
perse in una password

Gerald Cotten
Gerald Cotten
di Aldo Balestra
Martedì 5 Febbraio 2019, 03:12 - Ultimo agg. 09:49
4 Minuti di Lettura
«Muore a 30 anni "re" dei bitcoin: solo lui conosceva la password per accedere a 150 milioni di dollari» (www.ilmattino.it, 04.02.2019, ore 20.49)
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Stamane, per attivare lo smartphone o il pc con il quale ci state leggendo, avete adoperato una password. Avete cliccato qualche numerino ben stampato nella vostra mente. Facile, no? Sì, ma fino a prova contraria. E fino al prossimo nuovo cellulare, con un nuovo codice.

All'inizio, tanti anni fa, la password era una, semplice e multiuso. Banale, persino. Il nome del cane, del figliolo, la data di nascita e così via. Con il tempo no che non è (più) così. Le password della nostra vita sono aumentate vertiginosamente: lo smartphone, il pc al lavoro, quello di casa, il bancomat, il postamat, le credenziali scolastiche per i voti dei figli, quelle per il conto corrente, la carta di credito, la tessera sconto per il treno e l'aereo, gli abbonamenti digitali, l'accesso alle aree riservate dei diversi siti, gli acquisti on line, il codice dell'allarme di casa. E questo, quello, e quell'altro.

Tutta roba che persino il codice fiscale, verso il quale nutrivamo qualche ostilità all'esordio quarant'anni fa, ci sembra oggi una bazzecola: nel frattempo è infatti cresciuta una giungla sempre più fitta e insidiosa di username e password alfa-numeriche. Con gli esperti che ci avvisano ogni giorno: attenti, le password devono essere lunghe e complesse, mai banali, e vanno cambiate ogni sei mesi. Perchè nell'ombra infinita del web c'è sempre qualche hacker pronto a entrare nella tua vita, nelle tue telefonate, nel tuo tesoretto (se lo hai), nella tua casa.
 
Ed allora, non ci può che far sorridere (se non siamo direttamente interessati come investitori) o riflettere (a prescindere), la notizia che viene dal lontano Canada. Perchè un po' è «giallo», intricato dall'enorme valore commerciale (150 milioni di dollari, mica bruscolini), un po' è banale nella sua umanissima declinazione paragonata alle nostre vicende di tutti i giorni.

A 30 anni il biondo e geniale Gerard Cotten era un genio della finanza creativa, quella degli impalpabili bitcoin (la criptovaluta che ti strizza l'occhio promettendoti lautissimi guadagni). Lui, Gerard, l'impero economico di QuadrigaCX lo aveva costruito con gli investimenti, veri, di gente sparsa nel mondo. Poi succede (se è successo...) che come in una spy-story il supernerd canadese muoia durante un viaggio in India, e porti con sè nella tomba una sequenza che solo lui conosceva: la password per accedere ai meandri dei sistemi di protezione e crittografia del forziere di moneta virtuale garantita dalla moneta, vera, degli atterriti investitori di tutto il mondo.

Il giallo, per gli amanti del genere, è appena cominciato. Il cervellone Gerald non si fidava di nessuno, solo lui custodiva la password. Ma intanto la caccia s'è scatenata per decriptare e affondare le mani nel tesoro.

E noi? Noi comuni mortali alle prese ogni giorno con le password di cui sopra? Abbiamo visto gente piangere davanti ad un bancomat, non ricordando più all'improvviso i numerini per prendere i propri soldi. O telefoni scagliati in aria dopo il riavvio fallito per il Pin digitato tre volte in maniera errata. Ah, sì, c'è sempre il Puk. Ma dove avremo messo la scheda? Oppure, ecco l'impronta digitale, mica posso mai peridere il dito, ce l'ho attaccato alla mano. E siamo pronti per il riconoscimento con l'iride, come nei caveau sotterranei e mica solo nei film d'azione? Ma intanto, più banalmente: chi ricorda il code per sbloccare il telecomando tv?
Forse, forse stiamo chiedendo troppo a noi stessi.

Diciamoci la verità. Con una o più password a portata di mano, o ricordata con facilità, ci sentiamo padroni del mondo. Perchè è indubbio che tecnologia, informatica, la Rete abbiano cambiato, migliorandola, la vita. Facciamo tutto e più rapidamente, da un capo all'altro del pianeta, certo esponendoci maggiormente a inghippi tecnici, frodi e possibili furti d'identità. E' la modernità, e mica possiamo sfuggirci.

Siamo però terrorizzati che la nostra mente, sempre più intasata di dati, dimentichi o possa perdere una, due, tre password e tutto il resto. Corriamo ai ripari, in una sfida continua e impari tra mente e cifre, dove almeno i cervelli più freschi ed allenati hanno la meglio. Attiviamo programmi informatici per custodire la password (ma per entrarci non c'è una password?) o ci affidiamo ai tradizionali "pizzini".

Ogni tanto ci arrabbiamo. E ci arrabbieremo ancora. Ma poi proveremo a pensare a Gerald, che ha portato con sè nell'oltretomba una sola, fondamentale e preziosissima password. E allora, forse, ci arrabbieremo un po' meno se, ogni tanto, non ricorderemo il Pin per riattivare il cellulare. Almeno siamo certi che, da qualche parte, l'avremo pur segnato.
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«L'uomo pertanto ha da sfuggire dalla scienza, quella che lo fa dubitare». (Guerrazzi)
 
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