«Papa: donne russa e ucraina portano insieme la Croce» (Ansa, 15 aprile 2022; ore 22.16)
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Nel Venerdì Santo di questa Pasqua insanguinata dalla guerra in Ucraina, il Papa aveva chiesto, e praticato, il silenzio. Nell'ora dell'agonia del Cristo il Pontefice ha voluto che nessuna voce parlasse. Che, nel silenzio, ciascuno potesse pregare per la pace. E il Papa, questo Papa che non è un politico ma “semplicemente” un Papa, è andato oltre, oltre ogni possibile remora, dubbio, pressione, minaccia. Nella via Crucis al Colosseo ha voluto che nella tredicesima Stazione, quella che ricorda la morte di Cristo, la grande croce in legno fosse portata insieme da due donne. Due amiche. Irina, infermiera ucraina, e Albina, una sua collega specializzanda russa: lavorano entrambe al Campus Biomedico di Roma.
Il Papa, che vuole la Pace, senza se e senza ma, non ha tenuto conto delle polemiche che si sono levate in giornata. Ed allora Irina e Albina hanno preso insieme, sulle loro spalle, la Croce del Cristo e insieme l'hanno portata nel corso della drammatica tredicesima Stazione: senza distinguo, esitazioni, in silenzio. Alzi la mano chi non ha colto quello sguardo profondo e intenso tra due donne amiche, di due nazionalità diverse, due Paesi oggi spaventosamente in guerra. Sono state in silenzio. Il loro sguardo diceva tutto, uno sguardo che parlava di pace, che invocava la pace.
Irina e Albina sono amiche e colleghe, al Campus confortano gli ammalati, insieme assistono attonite alle notizie e alle immagini che provengono dal teatro del conflitto. A raccontare il loro legame è stata Irina: «Quando ci siamo incontrate, poco dopo l'inizio della guerra, Albina è venuta nel mio reparto.
Come spesso accade, però, le polemiche avevano pesato, finendo per mettere in dubbio la loro partecipazione. Il Papa non ha arretrato di un centimetro e loro non si sono tirate indietro: «Insieme si potrebbe fare tanto - avevano detto alla vigilia - . L'umanità si deve unire insieme per cercare di trovare la pace e una soluzione a tutto quello che sta accadendo». Poche ore dopo, nel buio del Colosseo, quello sguardo intenso, profondo, vero: un silenzioso inno alla pace, un momento - almeno uno - più forte del crepitìo delle armi.
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«L'amicizia è il fiore di un momento e il frutto del tempo» (Kotzebue)