Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
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Martina, gli abiti e l'abuso
«Non me la sono cercata»

Martina Evatore sfila con gli abiti indossati la sera in cui ha subìto un tentativo di stupro
Martina Evatore sfila con gli abiti indossati la sera in cui ha subìto un tentativo di stupro
di Aldo Balestra
Lunedì 11 Luglio 2022, 19:46 - Ultimo agg. 22:16
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Sfila vestita come quando fu abusata  (Ansa, 11.07.2022, ore 15.57)
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Quella sera di due anni fa, quando un uomo tentò di violentarla in un sottopasso di Padova, indossava gli stessi abiti: una maglietta nera, una giacca tipo militare, dei pantaloni neri larghi che arrivavano alla caviglia. Quegli abiti di una serata da dimenticare, scioccante, ma per fortuna senza conseguenze estreme: Martina aveva saputo difendersi tirando calci e pugni («Mio padre mi ha insegnato a non arrendermi mai») e provvidenziale era poi stato l'intervento di alcuni automobilisti che avevano messo in fuga l'aggressore.

Martina Evatore ha voluto sfilare in passerella, ad un evento di bellezza organizzato dal Gazzettino, con gli stessi vestiti. Lo ha fatto per lanciare un messaggio: perché ogni donna si senta libera di vestirsi come meglio crede, senza che questo diventi possibile giustificazione di una aggressione sessuale. E' stata anche la risposta che questa ragazza veneta ha voluto dare ad un'amica, che recentemente aveva commentato il suo look in occasione di una festa: «Se vai vestita in giro in questo modo te la cerchi». «Lei lo ha fatto per proteggermi - ha detto Martina - ma io, quella sera in cui ho subito un tentativo di violenza, ero vestita in un modo che non lasciava nessuno spazio all'immaginazione. Insomma, non è l'abbigliamento che istiga alla violenza».

Un attacco agli scontati modi di pensare e di dire, ha tenuto a sottolineare, al fatto che le donne possono non sentirsi libere di vestirsi a loro piacimento perchè potrebbe «attirare le attenzioni di qualcuno, istigare alla violenza».

Quella sera qualcosa è scattato nella mente di un uomo che, con violenza, ha cercato di abusare di Martina, all'epoca ancora minorenne, ma certo non “agevolato” dalla tentazione di un certo tipo di abbigliamento.

L'iniziativa è stata compresa dal pubblico della manifestazione di Jesolo, che ha applaudito. Nulla, mai, può giustificare la sopraffazione e la violenza sessuale, anche se alcune decisioni giurisprudenziali, ogni tanto, provano a scardinare questo principio di base. E' l'appropriazione di un corpo altrui, con violenza, che non può essere accettato, e non c'entra (mai) l'abbigliamento, sensuale o castigato che sia (valutabili sotto altri aspetti di convenienza o meno, relativamente ai luoghi che si frequentano). Eppure il rispetto per l'altrui persona, in particolar modo per la donna, seppur scontato, è concetto che in questi tempi di aumentata violenza di genere, di disordine complessivo, di sovvertimento dei valori, va assolutamente ribadito. Anche nel modo originale in cui ha fatto questa ragazza veneta, che per due anni ha combattuto contro il fantasma di un uomo che le metteva le mani addosso per strapparle una informe, castigatissima giacca militare e abusare di lei.
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«Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne». (Alda Merini)

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