Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
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Se togliamo le mascherine
per metterle sugli alberi

Una mascherina "appesa" ad un albero
Una mascherina "appesa" ad un albero
di Aldo Balestra
Sabato 27 Giugno 2020, 11:22 - Ultimo agg. 28 Giugno, 09:46
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«Allarme Wwf su smaltimento mascherine e guanti» (AdnKronos, giugno 2020)
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A terra. Nelle campagne e sui marciapiedi di città, sulle spiagge. Scagliate via. Nelle acque dei mari, di fiumi e laghi. Bruciate. Persino appese sugli alberi, come trofeo malvagio che solo menti sciatte e irresponsabili riescono a concepire. E' la fine, per fortuna residuale ma niente affatto trascurabile anzi pericolosissima, che stanno facendo le mascherine (e i guanti di lattice), attrezzature anti Covid con i quali l'umanità convive da questo 2020.

Nel mondo se ne producono e consumano miliardi e miliardi di pezzi al giorno. Migliaia di tonnellate. Si pone, allora, l'esigenza di un corretto smaltimento, essendo prodotti o confezionati con la plastica e altamente inquinanti per l'ambiente. Secondo il Politecnico di Torino, l'ltalia - la sola Italia - avrà bisogno di 1 miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti al mese e, secondo una stima del Wwf, se solo l'1% delle mascherine venisse smaltito in modo errato e disperso in natura, ciò comporterebbe l'inquinamento ambientale di ben 10 milioni di mascherine e conseguenti 40 tonnellate di plastica al mese.

Cifre che fanno rabbrividire, e soltanto rapportate al nostro Paese. Spaventose se proiettate all'universo mondo, pensando che i dispositivi anti Covid vengono utilizzati anche in nazioni dove non si è attrezzati ed è ignorata, o fatica a radicarsi, una qualsiasi cultura della differenziazione del rifiuto.

Il mare, poi, che già di suo soffre per il soffocamento da plastica, sta conoscendo questo ulteriore, letale oltraggio. A fine maggio una Ong francese, Opération Mer Propre (OMP), aveva segnalato la nuova minaccia per gli ecosistemi marini dopo aver scoperto moltissime mascherine usa e getta e guanti in lattice nei fondali del Mediterraneo. Lancinante il grido di allarme di Joffrey Peltier: «Sarà l’inquinamento del futuro se non viene fatto nulla». «Presto correremo il rischio di trovare più maschere che meduse nel Mediterraneo», ha aggiunto Laurent Lombard di Opération Mer.

Una campagna di sensibilizzazione mondiale con istruzioni per un corretto smaltimento andrebbe avviata qui ed ora, insieme alle giuste e martellanti raccomandazioni all'utilizzo delle mascherine. Quel che stiamo vedendo in questi mesi di ritrovata e agognata «libertà condizionata» lascia pensare che, se un pericolo originario è in via di attenuazione, un altro subdolo e altrettanto insidioso lo stiamo determinando con la distorsione del nostro comportamento di contenimento del primo. Ci difendiamo dalla malattia  ma ne inneschiamo altre.

Perchè, insomma, ignorare o dimenticare che la natura, i monti, i mari non sono beni infiniti? Perché, peggio, pensare sempre che debba essere un qualunque altro a dover tutelare il pianeta o ad occuparsene in caso di insidia o minaccia? Sopravviveremo (forse) al Covid, moriremo lentamente (anche) per gli effetti collaterali di questo ulteriore dissennato comportamento del genere umano. Perché ci siamo tutti dentro.
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«Sorella Terra protesta per il male che le provochiamo, a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso dei beni che Dio ha posto in lei» (Papa Francesco, Enciclica
«Laudato sì»)
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