Aldo Balestra
Diritto & Rovescio

Saman, se con la giustizia
arriva l'ultimo atto di pietà

Il luogo dei ritrovamenti di resti umani in un casolare a Novellara. Nel riquadro Saman Abbas
Il luogo dei ritrovamenti di resti umani in un casolare a Novellara. Nel riquadro Saman Abbas
Aldo Balestradi Aldo Balestra
Sabato 19 Novembre 2022, 16:24 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 17:02
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«Saman, trovati resti umani seppelliti non lontano dalla casa a Novellara» (www.ilmattino.it, 19.11.2022, 8.27)
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Giustizia, pietà. E tenacia. Quanti pensieri possono affollarsi nella mente alla notizia dei resti umani sepolti e ora ritrovati a meno di 500 metri dalla casa di Saman Abbas, nelle campagne di Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Giorni di riscontri ed esami per avere la conferma che in quel sacco nero, sepolto in un casolare diroccato, ci siano effettivamente i resti della diciottenne pakistana scomparsa la sera del 30 aprile 2021 e subito uccisa, secondo l'accusa, dagli stessi suoi familiari che volevano imporle un matrimonio combinato non sopportando la sua voglia di vivere tutta “europea”.

Un delitto assurdo e feroce, maturato ed eseguito nello stesso nucleo familiare della vittima, un mix di violenza e arretratezza, una miscela sorda ed esplosiva insieme, che ha portato a recidere la giovane vita di #Saman, che si affacciava all'amore, allo studio, alla vita in un mondo così diverso dal Pakistan e dalle sue regole arcaiche.

Ora pare si sia giunti all'epilogo della storia, che a distanza di oltre un anno dalla scomparsa di Saman ha visto una serie di colpi di scena, tessere che a fatica andavano a comporre il mosaico dell'orrore. Dopo l'arresto degli zii e del padre di Saman, quest'ultimo catturato qualche giorno fa in Pakistan, manca ancora all'appello la madre della ragazza. Colei che l'ha partorita, l'ha cresciuta portandola con sè nell'esperienza lavorativa in Emilia Romagna, che avrebbe dovuto proteggerla e raccogliere le confidenze della sua bimba diciottenne dagli occhioni neri che voleva soltanto una cosa: vivere.

Perché giustizia? Perché c'è bisogno che sia forte, in un sistema democratico, la convinzione che la giustizia non si fermi fino all'ultimo giorno in cui è chiamata a compiere il suo lavoro. C'è bisogno di questo, di sapere che sempre “c'è un giudice a Berlino”, sempre e comunque, a cui affidare la richiesta di verità di uomini, donne, famiglie, comunità, Stati. La giustizia terrena non può fermarsi, mai.

Perché tenacia? Perché non sempre la tenacia muove chi è delegato ad un compito, come può essere quello della ricerca della verità. I fascicoli d'indagine e processuali non sono  nomi e numeri affidati alle statistiche. Mai. Hanno invece gli occhi, i volti, i corpi di chi è vittima di soprusi e oltraggi, spesso sino al sacrificio della vita. Saman ha rappresentato un esempio eclatante del rifiuto che la violenza, in questo caso per motivi di tradizione, diventasse  elemento regolatore di pensieri e gesti senza che ciò coincidesse con l'attivazione di un severo  processo accertatore della verità e delle responsabilità. Sì, di giustizia.

Perché pietà? Lo scrivemmo qui nel giugno del 2021, quando ancora si cercava il corpo di Saman, nella convinzione della sua morte, anche nello stesso posto vicino a casa sua, dove ieri - dopo oltre un anno e forse sulla base di una confessione - sono stati ritrovati i resti umani che le apparterrebbero. “Ora Saman, perseguitata in vita dai familiari, in un Paese libero, in nome di un credo antiquato e inaccettabile, impaurita fino al momento di incrociare inesorabilmente lo sguardo truce dei suoi assassini, ha bisogno del rispetto della comunità che l'aveva adottata e non è riuscita ad aiutarla più di tanto. Quegli occhioni neri, spenti per sempre, hanno bisogno della carezza di una dolce, estrema pietà”. Se quei resti sono di Saman si potrà allora adempiere all'ultimo ufficio, quello della sepoltura. Ha bisogno di un riposo eterno e dignitoso nel Paese che l'aveva accolta, questa ragazza che voleva soltanto vivere. Il resto è vicenda da tribunali: qui la giustizia degli uomini dovrà fare il suo inesorabile corso.
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«Il più sicuro è sempre il giudice più tardo. E s'inganna chi crede al primo sguardo». (Metastasio)​

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