«Covid: in Campania dal 9 dicembre in classe alunni seconda elementare» (Ansa, 7 dicembre 2020, ore 17.07)
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La notizia è di quelle che ispirano fiducia. Perché, per immaginare una ripresa e un futuro nel Paese piegato dal Covid, il ritorno graduale a scuola anche in Campania è esigenza che viene prima, ma molto prima, del cenone di questo Natale, dello shopping e delle sciate in quota. Svolgere l'attività scolastica in sicurezza, garantire la formazione e lo scambio di esperienze, educare i cittadini del futuro, rappresenta un patrimonio al quale non si può rinunciare (o trascurare) perché «tanto si può fare a distanza». Anche a scuola, con il Covid, si potrà e si dovrà convivere a lungo, come nei nostri uffici, nei nostri ristoranti, nei cinema e in tutto quello che comincerà a funzionare senza più l'incubo di lockdown parziali.
Magari, ma di questo ancora poco si parla, sarebbe utile intignarsi fin d'ora di cosa stanno facendo i prefetti, a cui è stata delegata l'attività di ricognizione e organizzazione del trasporto pubblico in vista della ripresa generalizzata delle scuole a gennaio, dopo il periodo natalizio. Perché, sia chiaro, il mondo della scuola era riuscito a mettere in campo uno schema di ripresa in base alle (convulse) prescrizioni anti-Covid, per poi scontare la completa disorganizzazione del mondo dei trasporti pubblici, che a quello della scuola fa da insopprimibile supporto. Fino all'inevitabile chiusura a fronte della ripresa autunnale della pandemia.Vedremo, in questi giorni (perché mica vogliamo parlarne a gennaio?), quale e quanta sarà la capacità organizzativa dei rappresentanti di governo nel prendere in mano la situazione.
Intanto, pur tra le difficoltà organizzative, all'interno delle scuole italiane si continueranno a registrare virtuosismi insperati e vittimismi inammissibili. Speriamo che prevalgano i primi, perchè dirigenti scolastici e professori dovranno sollecitare ingegno e senso di responsabilità, agevolando e investendo su una ripresa che - stavolta - dovrà essere definitiva.
E' in questa atmosfera di incertezza che ci piace riprendere una notizia, passata piuttosto in sordina.
E vogliamo ricordare pure, in tempi come questi, chi, a Potenza, s'è industriato a produrre birra dal pane raffermo e invenduto ritirato dai forni, oppure della pelle atossica ed ecologica ricavata dai funghi e che sembra camoscio. E il sindaco di Motta di Livenza? Ha trasformato un'ex area per lo smaltimento di rifiuti urbani in un grande bosco con spazi attrezzati per i giochi e gli sport dei bambini. E così tanti altri spunti d'ingegno e passione italica che resistono ai tempi del Covid, tanto da meritare un premio denominato "Non sprecare, progettare il futuro".
E' la piccola Italia che fa grande il Paese. A scuola come altrove. L'Italia consapevole che la prima forma di progresso sta nella formazione. Se, prima o poi, ogni azione sarà decisamente indirizzata in tal senso, forse potremmo coltivare qualcosa in più d'una speranza. Anche in tempi bui come questi.
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«Un uomo d'ingegno sa di possedere sempre molto, non si rammarica di dover dividere con altri» (Aleksandr Solzenicyn, Il primo cerchio)