Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
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L'ultimo selfie dell'Icaro cinese
milioni di followers, morto da solo

Un selfie di Wang da una costruzione più alta dei grattacieli sottostanti
Un selfie di Wang da una costruzione più alta dei grattacieli sottostanti
di Aldo Balestra
Martedì 12 Dicembre 2017, 18:57 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 19:42
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«Si arrampica sul grattacielo per fare un selfie: trovato morto dopo un mese» (11 dicembre 2017)
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Sarà che, probabilmente, ciascuno di noi si porta dietro un'ancestrale paura. Nello specifico quella del vuoto, del precipitare nel vuoto. Ma scorrere il video della morte di un ragazzo di 26 anni, il cinese Wang Yong Ning, specialista in esercizi pericolosi e soprattutto arrampicate a mani nude di grattacieli, mette un'angoscia che va oltre la paura suddetta.

In tanti dei video postati sui social cinesi durante la sua breve e pericolosa vita Wang si mostrava incredibilmente padrone della sua forza fisica, della sua abilità, in un intreccio inestricabile di coraggio e incoscienza. Già vedere quei video mette paura, provoca una sorta di repulsione automatica se si ama la vita. Ma l'angoscia che si prova nell'osservare la ripresa del video postumo - perchè durante quell'arrampicata il ragazzo è precipitato ed è morto -  è qualcosa che difficilmente si può descrivere.

Sapere poi che la sua morte, secondo quanto riferiscono le agenzie internazionali,  è stata scoperta solo grazie alle segnalazioni dei suoi followers, che da un mese non cliccavano più i suoi video, apprendere che per quell'ultima, estrema e poi tragica impresa il ragazzo avrebbe ricevuto circa 10mila euro da uno sponsor, aggiunge tristezza - se possibile - all'angoscia.

Wang pensava, nella forza dei suoi 26 anni, di essere invincibile. Credeva di poter volare come un Icaro moderno, da un cornicione all'altro - sotto il vuoto di centinaia di metri - sempre con la certezza di farcela.
Era coraggioso? Incosciente? Era un ragazzo, solo un ragazzo. Che conta, ora, esprimersi sulla sua breve vita? Non se ne ha diritto, ma non si può evitare di pensare che la sua fugace esistenza è stata contenuta, e sicuramente condizionata, dalla folle, vorace cornice dei social, con milioni di fan.

Ed allora: angoscia, solo angoscia nel vedere lo sforzo immane delle sue mani, come artigli, sul cornicione, la disperata ricerca di un appiglio per le gambe, il peso del corpo che aumenta, la morsa che s'allenta. L'ultimo volo, fatale, come un proiettile verso il suolo.

Nessuno ha esercitato umana pietà subito dopo il fatto. Nessuno sapeva, nessuno reclamava la presenza di Wang. Doveva passare un mese di silenzio sui social, per arrivare a capire che l'Icaro cinese non avrebbe postato più nulla, sul suo profilo. Milioni di followers, certo. Nemmeno una persona cara. Morto da solo.
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"La prudenza è madre e balia d'ogni virtù" (Genovesi)
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