Apocalisse da stanza

Martedì 19 Marzo 2013, 13:40 - Ultimo agg. 09:08
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Antonio Gnoli va a trovare Guido Ceronetti, che lo accoglie e si sdraia come un imperatore romano. Ci presenta lo scrittore, poeta, marionettista, come l’Apocalisse (sì, con la maiuscola) che vive «in due modeste stanze di un sobrio palazzo di Cetona» (quanto Vangelo, signora mia). E uno si aspetta che nel corso dell’intervista, “straparlata”, si dia prova di questa Apocalisse, invece niente, si sale e scende per le scale dei sentimenti, un po’ di marionette un po’ di lettere, qualche libro, persino la criminologia come amore, tanta sofferenza dello scrittore, e quando finalmente si arriva alle catastrofi appena passate scopriamo che Ceronetti è meravigliato più del mio gelataio, e allora mi chiedo ma come non era lui l’Apocalisse (sì, «in due modeste stanze di un sobrio palazzo di Cetona»)? E invece il poeta disteso, dopo aver citato il Titanic e la sua orchestra (vedi il mio gelataio) dice: «no, non mi aspettavo di vedere catastrofi ambientali, non mi aspettavo le torri gemelle, né le dimissioni del papa».  E, così, mi convinco che la sua sia una Apocalisse modesta da stanza, e come per i miracoli di Lello Arena e Massimo Troisi c’è Apocalisse e l’apocalisse (molto poca), una questione di punti, la sua è da bassa classifica, nessuna previsione, nessun colpo di teatro, ma con una scenografia grandiosa, quella dei giornali che allestiscono scene per copioni muti.
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