Appénna-Ammattita 

Venerdì 27 Marzo 2015, 11:36
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Esordì con "Ore Perse. Vivere a sedici anni", Caterina Saviane, era il 1979. Poi nel 1991 se ne andò. Passando leggera tra le vite di molti. Nottetempo ha raccolto le sue poesie "Appénna-Ammattìta" che ora son diventate documento, cristallizzando la sua forza non solo poetica ma di matematica visione, il suo essere travolgente, magmatica, i suoi divertimenti continui di trasformazione grafico-acrobatici, fino a farsi laboratorio di pensiero. Un pensiero dispari. Un laboratorio di suoni e di estetica, un continuo esperimento alla ricerca della perfezione, in competizione con se stessa. Saviane prova e riprova, bordeggiando l'eretismo sessuale in una società che non la comprende, avvilendosi nella banalità quotidiana, scavando trascurando e ingannando: sentimenti e utopie. C'è una disperazione controllata nei suoi versi e anche quando il dolore si disegna forte sulla pagina, lei non rinuncia al gioco. "Mi fido di questa faccia / ché come dice il nome FACCIA / di testa propria e vada - lunghi sentieri / ripida della vita - un bacio /costasse pure tre minuti in meno / più di una sigaretta fumata con il polmone pieno". 
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