Cose semplici, comuni e orribili

Venerdì 5 Luglio 2013, 13:48
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Lev Tolstoj va in rete, grazie a 2500 volontari, e “Il Corriere della Sera” affida a Pietro Citati due pagine per fargli raccontare gli anni 80 dell’Ottocento dello scrittore russo e i suoi racconti: “Le memorie di un pazzo”, “La morte di Ivan Ill’ic”, “Il diavolo”, “La Sonata a Kreutzer”. Citati si concentra sul “Le memorie”, e ne viene fuori un pezzo che se letto da un ragazzino avallerà tutti i pregiudizi su Tolstoj e la letteratura russa. Perché Citati non si preoccupa di divulgare le opere che esamina, non ha a cuore il lettore, ma due sole cose: far sapere che è il massimo esperto di quell’opera e che la sua visione è quella esatta perché lui è “uno che va a fondo”, il resto non conta. Scrive pezzi per sé non per gli altri, non solo non gli interessa il presente ma nemmeno il futuro e meno ancora Tolstoj, nessun recupero solo esibizione. Se davvero avesse interesse non si avventurerebbe in pezzi barocchissimi il cui unico scopo è l’ampliamento di descrizioni del libro raccontato. Così, il povero Tolstoj soccombe, diventando Citatolstoj.
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