Gian Maria Volonté: pratica identitaria

Gian Maria Volonté: pratica identitaria
Domenica 9 Dicembre 2018, 11:58
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Solo alcuni attori diventano una pratica identitaria, basta evocarne il nome (se composto ancora meglio) per vedere apparire le scene recitate, le facce, le storie, per sentire arrivare lontanissima la voce, insomma pochi diventano emblema. È quello che è successo a Gian Maria Volonté, che in tutti questi anni si è fatto pratica identitaria, ma per pochi e con contorni misteriosi, aleggiavano le storie dei suoi set, la sua durezza, l’essere un samurai della recitazione, ma rimaneva una incompletezza; ora, finalmente, arriva una biografia integrale che illumina oltre il corpo dell’attore anche il contesto che l’ha generato: famiglia, città, amori, errori, fino a rendere giustizia alla sua grandezza. “Gian Maria Volonté” (add editore) di Mirko Capozzoli con interviste di Alejandro de la Fuente, è un libro-documento, che ristabilisce priorità, porta a galla storie perdute, e che fa apparire in pieno il meraviglioso contenitore di stupore che era Volonté, attore dispari, un caso unico, amato e detestato, elogiato e dimenticato, idolatrato e messo in disparte, ma comunque un pezzo ineludibile del cinema mondiale.
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