Grand Hotel Scalfari

Grand Hotel Scalfari
Venerdì 2 Ottobre 2020, 22:17
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Per usare l’Io serve aver vissuto, e oggi lo usa perlopiù chi non ha vissuto: raccontandoci vite banali, che ho rubricato come narrativa-Ikea. Poi ci sono quelli che l’Io l’han fatto ballare, come Eugenio Scalfari che dopo averlo sparso per giornali e storia d’Italia ha lasciato che Antonio Gnoli e Francesco Merlo lo riassumessero in “Grand Hotel Scalfari” (Marsilio). Un grande albergo, appunto, con gente che viene e che va, dove Scalfari ha la suite e racconta, racconta, tutto o quasi. Dai genitori a Calvino, da Pannunzio a Benedetti (Arrigo) e De Benedetti (Giulio, che intervistò Hitler), passando per Sciascia – nonostante le polemiche emerge una stima oggi introvabile, tipo Andreotti/Nenni – e poi ci sono le carte (dei giornali e quelle sparse sui tavoli verdi) e i salti, le avventure, gli amori, i giudizi, gli errori, e i desideri non realizzati come avere Bernardo Valli direttore di Repubblica. È uno Scalfari differente quello che parla, pacificato, che è andato oltre se stesso, un papa che racconta parte del conclave e delle battaglie, consegnandoci un Io con le rughe, in pigiama e pantofole, per questo, imperdibile.  
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