Il camorrista

Il camorrista
Venerdì 19 Febbraio 2021, 11:14
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Ad oggi il migliore racconto su Raffaele Cutolo rimane quello scritto da Giuseppe “Joe” Marrazzo: “Il camorrista” (uscito da Pironti prima e ora da Polidoro). È un romanzo in prima persona con il tentativo di ricomporre oltre che la storia anche la complessa psiche del capo della NCO. Marrazzo lo aveva intervistato diverse volte, era andato ad Ottaviano, aveva intervistato la cerchia cutoliana, respirato la distanza dalla città, calpestato i campi e annusato la civiltà contadina che l’aveva generato – quel misto di violenza e sottomissione che crea la volontà di riscatto – e ne fece un ritratto ampio, con alcuni azzardi, qualche stonatura linguistica – il tempo passato si sente molto –, e diverse ingenuità letterarie, ma comunque acchiappò il demone. Marrazzo intuì e spiegò il fascino cutoliano, la sua capacità organizzativa e anche imprenditoriale, il suo fiuto politico che gli permise dal carcere di mettere sotto un territorio vastissimo con tutte le forme che lo governavano: stato, politica, le altre famiglie camorristiche e persino i brigatisti, uno scacco eversivo pazzesco e irripetibile.

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