Il libro dei mostri

Il libro dei mostri
Lunedì 8 Aprile 2019, 10:48 - Ultimo agg. 10:54
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Il libro dei mostri” (Adelphi) di J. Rodolfo Wilcock è un meraviglioso catalogo degli orrori, niente di spaventoso piuttosto una collezione di piccole devianze, dove l’orrore è il quotidiano. I mostri di Wilcock sono dei fuoriusciti che anticipano gli incubi di Tiziano Sclavi, degli scarti rispetto alla presunta normalità. Ha appreso la lezione fantastica di Borges e Bioy Casares producendosi in un esercizio di classe, un gioco di dettagli che diventano aberrazioni, e in queste rivelazioni regalano – finalmente – una biografia. Wilcock è un gran ribaltatore di realtà, un giocatore capace di distruggere in un gesto solo l’acquisito, la pace borghese, la banalità condominiale che oggi è programma editoriale e di governo. Vediamo uomini divenire vulcani di fango, asteroidi, dei, ammassi di peli e carne, in un risveglio kafkiano, in un salto d’un rigo, con una leggerezza immaginativa che annichilisce ideologie e manifesti letterari, cancellando l’ipocrisia che governa la letteratura italiana. Un pezzo dispari, così dispari da divenire un pericolo. Uno scrittore da obliare, perché autentico, fino al punto di costruire specchi distorcenti che rimettono in ordine il creato. 
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