Il rimpianto di tutto

Lunedì 18 Febbraio 2013, 20:17 - Ultimo agg. 19 Marzo, 09:06
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Come per Sergei Dovlatov, la più grande disgrazia della mia vita letteraria è stata la morte di Anna Karenina ma non per questo ci copro le pagine. Altri, purtroppo, sì, da Sanremo: pensate a Simone Cristicchi che infila Chaplin, Pasolini, Pertini e pure il nonno partigiano nella stessa canzone. E ogni giorno, dai giornali ai libri è tutto un rimpianto. L’ultimo avvenimento degno di nota pare sia la venuta del marziano di Flaiano, e così in scia c’è sempre un articolo di (rim)pianto per il passato, e per chi lo scrisse, quindi si (rim)piangono Gaetano Afeltra o Mario Pannunzio: che li commissionavano, “Il Mondo” (il giornale più rimpianto anche se ogni volta che la Sicilia regala storie: “L’Ora” lo tallona): che li raccontava, e poi chi lo scriveva nei libri: come la Elsa Morante (dalla morte di Useppe, alcuni non si sono più ripresi), a volte persino Moravia (che a conoscerlo bene e a leggerlo prima di scriverne si capirebbe che non c’è proprio nulla da rimpiangere) e soprattutto Pasolini che guida la classifica indisturbato, il pezzo più abusato è di sicuro: “ci fosse oggi, cosa direbbe?” Nel quale si è cimentato persino Francesco De Gregori (era “L’Unità” – del rimpianto – diretta da Walter Veltroni: roba che “Maud Muller” di John Greenleaf Whittier diventa un canto da stadio). La domanda dovrebbe essere: Chi c’è oggi? E tutti questi (rim)pianti non sono mai pedagogici ma egocentrici, chi (rim)piange spera nell’introduzione dell’elenco di scrittori e/o giornalisti e/o registi e/o pittori che è come quello di certe case popolari: bloccato e governato da oscure ragioni, o in altri: come quello della mutua, dove solo apparentemente son tutti uguali. Per dire, Flaiano lo si cita – a sproposito e sempre per le stesse cose: il marziano, appunto – ma non lo si (rim)piange, come non si (rim)piangono Manganelli, Parise, Fusco, troppo laici e liberi per un paese che categorizza tutto: dalle passioni alle opinioni. Che poi quel passato era il presente, quello che ora viene ignorato. Non sarebbe meglio adottare il motto del pugile Joe Louis: «ho fatto meglio che potessi con quel che avevo», e raccontarsi senza rimpiangere?
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