Il trono vuoto 

Mercoledì 27 Febbraio 2013, 11:40
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Quando il  Vuoto prese a parlare: nessuno si stupì. Qualcuno disse: «era ora». Aveva una voce pronta alle evenienze, capace di difendersi dal monossido di carbonio e dagli umori, tutto istinto: tipico di chi era stato fermo ad aspettare e sopportare, di chi sapeva fare di conto e durare un poco di più degli altri, anche se il suo era stato un tempo di sola umidità. Se parlava non era certo per recriminare né per ottenere vendetta di chi l’aveva ignorato, la sua era piuttosto una voce serena, anche se man mano si andava facendo imponente, mostrando la sua profondità, ma era solo l’impeto di chi aveva tanto da dire e doveva condensare, ecco, aggiustava il tiro con degli: «già», di circostanza, riflessione. E, quando, ormai stanco, dopo una giornata di annunci: il Vuoto, si mise a sedere su una poltrona enorme che non riusciva a contenerlo, e disse: «sto facendo un figurone, dopo secoli di silenzio». 

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