Kuhhandel  

Venerdì 25 Settembre 2015, 12:02
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C’è quello della mente, dell’ironia, della filosofia, del mare e della montagna, di Mantova, Pordenone e Ferrara, Milano, Roma e Napoli; c’è quello del giallo, dei piccoli editori e del giornalismo, della scienza e della fantascienza; quasi ogni città ha il suo, un mucchio di festival e compagniabella direbbe il vecchio – ormai – Holden Caulfield, consumato con loro. Però, a leggere le presenze, di questi tanti festival, si ha l’impressione che, come per certi talk show in tivù, siano abitati/movimentati sempre dagli stessi ospiti, protagonisti, tanto da rassomigliare al giochino delle vacche in “Anni ruggenti” il film di Luigi Zampa: l’ospite viene spostato da una fattoria e/o festival all’altra/o fino all’estinzione della manifestazione o dell’ospite. Ma la cosa curiosa non è tanto la transumanza forzata quanto l’inseguimento dei lettori, che nel movimento mostrano superficialità o poco ascolto: inseguendoli forse per un ripasso, chissà. 

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