L'amore e altre sorprese

L'amore e altre sorprese
Venerdì 12 Febbraio 2016, 10:44 - Ultimo agg. 11:03
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Eleganza, struttura, gioco. Tre cardini di Mario Benedetti, uno dei grandi scrittori del Novecento sudamericano. Fin dal suo primo romanzo – “Chi di noi” (Nottetempo) uscito nel 1953 – si muove con eleganza all’interno di una struttura senza cedimenti, creando un gioco. Ogni suo scritto lo è. Un gioco di tempo e finzione, di realtà e giro, una giostra di scrittura che resiste agli anni, perché mai superficiale. Affonda nei sentimenti (un triangolo amoroso), li rigira e lavora, fino a farci vedere quello che non traspariva. Una storia d’amore è sempre una storia di fantasmi, che sia bella o brutta, che vada a buon fine o meno, si porta dietro dei fantasmi o un fantasma, quello dell’amore mancato, sottratto, perduto, svanito, su questo lavora Mario Benedetti, riuscendo a valorizzare la mediocrità. È questa l’impresa contenuta in “Chi di noi”: rendere massimo quello che è infimo. 
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