L'uomo in bilico

L'uomo in bilico
Venerdì 27 Ottobre 2017, 11:13
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Non c’è nemmeno bisogno di ribadire la grandezza della figura letteraria di Saul Bellow. Chi non ha mai avuto la fortuna di leggere i suoi romanzi, può cominciare con “Troppe cose a cui pensare” (Sur) una raccolta di saggi. C’è il suo pensiero e la scrittura, il suo muoversi veloce tra le parole degli altri – capendo subito uno bravo come Philip Roth e disegnandone l’ascesa – riuscendo a schivare bassezze e banalità. Bellow era elegante, sempre. Aveva una pulizia di scrittura che gli permetteva di incarnare la grazia, dai discorsi alle pagine dei romanzi, dalle riflessioni sugli altri a quelle su di sé. La bellezza di questi saggi sta nella possibilità di scoprire le sue letture, le sue associazioni, i suoi ricordi – non predica, racconta – e nel farci vedere la costruzione che regge l’enorme ombra sulle nostre vite proiettata dal suo scrivere. Bellow ha molto giocato con gli uomini, con l’America – «che non ha idea di cosa sia l’America» –  e con l’essere ebreo; il suo umorismo era così alto da far alzare la testa ai lettori, mentre spostava più in là il nostro mondo. 
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