La caduta del capolavoro

La caduta del capolavoro
Sabato 12 Gennaio 2019, 11:12 - Ultimo agg. 13:01
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Tra i tanti abusi all’interno del vasto degrado linguistico di questi anni, c’è lo svuotamento della parola capolavoro. Dai tostapane firmati dall’archistar a van Gogh, passando per libri e film e mostre, tutto è capolavoro. A riprova dello svuotamento c’è l’autoaffermazione, senza ironia alcuna, come succede nella quarta di copertina di “Serotonina” di Michel Houellebecq, dove la sua casa editrice ha deciso per il capolavoro. Solo l’ultimo di una lunga schiera di capolavori, autosentiti, dove la vanità scavalca i meriti, in un percorso al contrario rispetto alla proclamazione di Carmelo Bene che conteneva una tendenza al capolavoro in funzione autodistruttiva, sorretta dall’affermazione e dalla recita come esercizio continuativo d’espansione linguistica, e dove la provocazione supportava la proclamazione, e la produzione veniva esclusa. Oggi, invece, abbiamo una proclamazione senza provocazione in funzione della produzione e del compiacimento del mercato, come etichetta massima. Nella differenza tra essere e divenire, c’è la caduta del capolavoro.
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