La fine della fine della terra

La fine della fine della terra
Venerdì 24 Maggio 2019, 13:50 - Ultimo agg. 25 Marzo, 08:22
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Jonathan Franzen come e più di Anna Maria Ortese racconta il mondo usurpato dagli essere umani e sottratto ai veri padroni: gli animali, e di questo vi diranno tutti, anche perché è il tema principale della sua racconta di saggi e articoli “La fine della fine della terra” (Einaudi). Ma in mezzo a tanto impegno c’è anche un pezzetto di amicizia, quella con Bill Vollmann: «uno scrittore iperfertile alla maniera di Dickens e Balzac, e ci vorranno decenni per analizzare il corpus delle sue opere. Ma, come era già evidente nei “Racconti dell’arcobaleno”, il paragone più azzeccato è con Melville e Whitman, scrittori che affrontarono nuovi e caotici mondi di esperienza con pochi esempi letterari a cui appoggiarsi, e così contarono soprattutto su se stessi, sulla versatilità del loro istinto e della loro intelligenza. Anche Bill, come loro, crea nuove forme strada facendo. Anche lui è pieno del tipico disprezzo americano per l’autorità, intraprende vasti progetti, e ogni tanto fa fiasco». Vollmann è uno scrittore estraneo e fuorilegge rispetto all’editoria corrente, e Franzen gli regala spazio e parole e un posto di rilievo, leggetelo ora prima che diventi Wallace o Bolaño, così quando arriveranno Raimo e Lagioia a tentare di spiegarvelo potrete ridergli in faccia.  
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