La storia pressappoco 

Venerdì 17 Aprile 2015, 11:27 - Ultimo agg. 19 Marzo, 09:35
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Ci sono scrittori senza posizione, scrittori di posizione, scrittori di rendita e scrittori di capitale, utili e inutili, scrittori di movimento e scrittori di stagno, di montagna e mare, serialità e ombelico, volendo fotografare il gruppo di quelli italiani, Ermanno Cavazzoni non comparirebbe, perché è altro, qualcosa di lontano dalla realtà, e non per il suo legame ariostesco o l’immaginazione cortázariana, no, per come guarda la realtà. Gli basta spostare un elemento per riscriverla, per capire la sua opera dovete pensare a uno scrittore che passa nei quadri di Giorgio Morandi e gli sovverte l’ordine delle bottiglie. Così fa con la realtà. Anche nel suo ultimo libro “Il pensatore solitario” (Guanda) c’è il nostro mondo, solo leggermente cambiato, con una offerta di soluzioni diverse, con le risposte che tutti i giorni ci mancano, e con una riscrittura del quotidiano, da dio sdraiato, quasi che, le vite, le biografie, fossero giostre da far girare al contrario, palle da mandare in aria o in porte di campi lontani stando bendati. Cavazzoni sa farlo con una disparità che diverrà pure scuola, pensiero, esempio; non in questo tempo, ovvio. 

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