La virgola di Zavattini

La virgola di Zavattini
Giovedì 30 Luglio 2020, 13:30
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Francesco Rosi e Suso Cecchi D’Amico raccontarono che, giovani assistenti di Luchino Visconti, portarono la loro sceneggiatura di “Bellissima” a Cesare Zavattini, autore del soggetto del film. Qualche giorno dopo se la videro restituita solo con l’aggiunta di una virgola, a penna. Ora qua si aprono due scuole di pensiero: c’è chi dice che fosse solo un vezzo con firma, e, chi, invece, si rompe la testa dietro l’importanza di quella virgola, che nascondeva il mondo zavattiniano. In un gesto minimo si ribadiva l’attenzione della lettura, come la capacità di incidere: una virgola fuori posto cambia il dialogo, sposta la visione, il tono, in quel salto c’è il mondo. E, forse, quella virgola, oggi, è tutto quello che resta della scrittura cinematografica di quegli anni. Un segno di interpunzione tra la maniacalità che produceva capolavori – tra l’altro una maniacalità che nasceva da molto divertimento come raccontano gli stessi Rosi e Cecchi D’Amico – e le odierne grandi scuole di scrittura che consigliano di scrivere scrivere scrivere senza virgole tanto poi c’è l’editor. E se l’editor non è Zavattini?
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