Ortoletteratura

Domenica 24 Novembre 2013, 10:03 - Ultimo agg. 19 Marzo, 09:20
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Non è perché gli concedono praterie di spazi e nemmeno perché scrive libri a ripetizione che Fabio Volo va preso in considerazione, nei suoi confronti nutro la stessa indifferenza che ho per le partite di polo, è che nel momento in cui in tanti lo leggono, devo leggerlo perché rappresenta lo spirito del tempo. Stavo cercando qualcosa che ne riassumesse intenti e opera, errori ed omissioni, oltre la mancanza di una lingua, è stato lui a fornirmi la risposta, proprio nell’articolo dove tenta di far la morale a chi si preoccupa della sua assenza culturale che si fa presenza in libreria. Quando usa “i broccoletti” come misura della sua scrittura, e i redattori del “Corriere della Sera” ci fanno anche il titolo aggiungendoci la parola “anima” e piazzandoci sotto un bel micio (fornendo la didascalia del tempo, che viene dritta dritta dai social network), tutto appare così chiaro che posso anche smettere “La strada verso casa” (Mondadori). Perché il fine della scrittura è la vita e non l’ortofrutta, e, quella, nonostante la favola del garzone, non c’è, nei libri di Volo. 
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