Piccoli addii

Piccoli addii
Domenica 30 Maggio 2021, 13:01
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Giovanni Mariotti è un miniaturista della parola. Scrittore singolare, capace di giocare nello spazio piccolo. Ogni frase una finezza – non importa l’argomento – costruendo un punto di vista rovesciato. Che siano calze, salvadanai, maestri, ricordi d’estate o di scuola, camere ammobiliate o treni: c’è lo stile, unico, di Mariotti che, ora, riappare in uno dei microgrammi Adelphi: “Piccoli addii”. Ha scritto tanto, ha tradotto anche molto, ha lavorato con Franco Maria Ricci (curava la Biblioteca blu) il più assoluto degli editori italiani, che sembrava uscito dal Rinascimento, privo della volgarità da Superlega dei ricchi di oggi. E Mariotti di conseguenza ha una levità illimitata che esercita in ogni rigo dei suoi raccontini, con eleganza aristocratica. «Lui che voleva solo diventare nulla, con un buonissimo punto di partenza». Mai un inciampo o un barocchismo, ma una serie di irrinunciabili telegrammi di vita. Non spiega, racconta. Non si dilunga, fulmina. «Lui è là, nello specchio, ma non so se ho voglia di incontrarlo ancora».   

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