Sud, archeologia e magia

Sud, archeologia e magia
Venerdì 29 Aprile 2016, 08:44
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Il sud che esce dai romanzi della casa editrice di Roberto Calasso – l’Adelphi – è un misto di sincretismo e sintomatico mistero, come direbbe il romanziere Franco Battiato. Un sud prima di Carlo Levi, dove tutto è magico e se non è magico lo sarà; dove tutto è tragico e se non è tragico lo sarà; dove tutto è rassegnazione e se non c’è rassegnazione: arriverà. Una condanna raffinata, molto più di quella pop di film e serie tivù – di gran lunga preferibile –. Il punto è lo squilibrio di sguardo che ti fa chiedere: ma quando arriverà il postmoderno meridionale? Quando avremo un DeLillo che userà Napoli nel tempo presente, fregandosene degli stereotipi? E non vedremo più Genny che impenna su una ruota, come accade ne “L’altra madre” (Adelphi) di Andrej Longo, che riporta indietro Ferrandino? Usato e senza ironia, tra l’altro. E a che serve un romanzo di cronaca quando c’è il grande romanzo della cronaca ogni giorno? – Come questo giornale dimostra –. O si esce dalla cronaca o la si distorce, ma rifarla, no, non serve, se non al progetto calassiano, allo sguardo winckelmanniano.  
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