Tra i cannibali parigini 

Mercoledì 3 Aprile 2013, 18:23 - Ultimo agg. 19 Marzo, 09:09
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Charles Dantzig già autore di una “Enciclopedia capricciosa di tutto e di niente” (Archinto) una cosa che sta dalle parti di Amélie e del suo meraviglioso mondo, che ha fatto più danni di Dan Brown, ora se ne esce con un libro riflessione sui capolavori letterari: A propos des chefs-d'œuvre” (Grasset), in breve dice che: «Per capolavoro letterario intenderei quel libro verso il quale non esistono più obiezioni». A parte che un libro che non suscita obiezioni non è un capolavoro ma un libro morto. Fra i tanti titoli che boccia c'è: “Viaggio al termine della notte” di Louis Ferdinand Céline, che è come bocciare la vita autentica, prima dell’uso meraviglioso della lingua francese. Sulla deriva italiana, generata da Dantzig, ha detto e molto bene Lello Voce, separando i classici dai capolavori. Per dire: Tiziano Sclavi è un capolavoro per vita, opere e pensieri ma non sarà mai un classico.  

 

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