Vies minuscules

Vies minuscules
Venerdì 9 Settembre 2016, 11:09
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Scrivere qualcosa di soddisfacente per uno scrittore-vero è difficile, non che gli insoddisfatti non producano bellezza ma la soddisfazione dell’autore è cosa rara, condizione quasi irraggiungibile. Pierre Michon ha raccontato che “Vite minuscole” (ripubblicato da Adelphi, in Francia uscì nel 1984 da Gallimard) non solo gli aveva dato soddisfazione ma gli aveva anche salvato la vita, relegando il libro nelle opere-epifaniche, che fanno rinascere. Scrivere è molte cose, per Michon ha significato accettare la sua storia. Raccontare che cosa era e da dove veniva – dalla campagna alle lettere – con una minuzia da orafo, eliminando il superfluo e lavorando sul minuscolo, dandoci una serie di brevi biografie. Michon è un tiranno della pagina, come lo era Borges, uno scrittore che non lascia sfuggire nulla: «La lunghezza mi infastidisce. Se un testo è breve, posso praticamente impararlo a memoria dalla prima all’ultima frase, e quindi controllarlo perfettamente», cercando di rendere presente il mondo in ogni frase, il suo, che apparirà al lettore, stupendolo. 
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