Al San Paolo gratis, politica all'ultimo stadio

Sabato 17 Ottobre 2015, 12:35
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Ingresso libero, quindi, mantenendo privilegi da sottorepubblica, da basso impero, da ultimi giorni di Pompei, che stridono con il clima barricadero e assenteista che predomina quando si tratta di decidere le sorti del palcoscenico dello sport cittadino. E fosse solo quello. Tra i duri e puri del privilegio all’ultimo stadio c’è anche il sindaco Luigi de Magistris che ha espresso il proprio no alla richiesta avanzata da due consiglieri di Ricostruzione Democratica pronti a cominciare la ricostruzione della democrazia partendo dai gol di Insigne e Higuain. Ma il loro tiro è stato parato da ben 22 avversari (tanti sono stati i voti contrari). Tutt’e due le squadre nel rettangolo della porta. Il presidente Raimondo Pasquino ha confermato il proprio ruolo di arbitro e si è astenuto, insieme ad altri cinque. È stata davvero una scena da standing ovation dell’autolesionismo, un autogol per una classe amministrativa incapace, in occasioni ben più decisive, di volare e di votare. Ma il benefit, odioso per quanti amano il calcio e allo stadio devono rinunciare, non si tocca. È una linea del Piave che li rende tutti arditi. Boia chi molla il tagliando. Hanno invocato il diritto al riposo pedatorio dopo un’estenuante settimana di lavoro politico o il «potere ispettivo» degli eletti del popolo. Roba da polveroso Kgb o da «Fattoria degli Animali». Il biglietto a scrocco spetta di diritto ai 48 consiglieri di via Verdi (due a testa), ai dieci presidenti delle Municipalità, agli assessori e ad alti dirigenti di Palazzo San Giacomo. Che poi in gran parte al San Paolo manco ci vanno. Regalano il prezioso biglietto ad amici e parenti e magari pure a qualche cliente, praticando il tifo di scambio. Un manipolo di imbucati, insomma, a fine mandato. Tra sei-sette mesi, vincerà chi vincerà le elezioni comunali, gran parte di loro andrà a casa. Ma loro si consolano: faranno a tempo a godersi l’ultima di campionato.
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