Pietro Treccagnoli
L'Arcinapoletano
di

L'inesauribile generosità di Maurizio de Giovanni

L'inesauribile generosità di Maurizio de Giovanni
di Pietro Treccagnoli
Sabato 8 Ottobre 2016, 12:55 - Ultimo agg. 17:26
2 Minuti di Lettura
Conosco poche persone generose come Maurizio de Giovanni. La sua è una generosità ovviamente disinteressata, ma anche contagiosa. Indurrebbe a imitarlo, ma per tanti (me compreso) sarebbe faticosa. Conosco Maurizio dai lontani tempi del battesimo del commissario Ricciardi, nell’ormai leggendario ed epico concorso della Porsche e poi con il travolgente esordio con “Le lacrime del pagliaccio”. L’ho letto (e lo leggo come un appuntamento imperdibile), apprezzato, incoraggiato, sponsorizzato perché è tra i rari scrittori italiani che sappia unire la bravura con il meritato successo, creando personaggi e intrecci che ti tengono legato alle pagine con una morbosità appagante fino a farti terminare il libro con un “evviva”.
 
De Giovanni si dà senza sconti a se stesso. Tanto che io sono convinto (e gliel’ho detto spesso) che non esista un solo Maurizio, ma che in giro ci sia almeno una mezza dozzina di suoi cloni. Perché de Giovanni oltre a pubblicare almeno tre romanzi all’anno, a scrivere racconti in quasi tutte le antologie napoletane che vi capitino sotto mano, a produrre spettacoli teatrali, a tenere una rubrica quotidiana su un giornale accompagnata da frequenti articoli, a partecipare a trasmissioni televisive sportive, a non mancare mai agli estenuanti dibattiti pubblici ai quali è invitato, a presentare i propri libri in giro per l’Italia e per il mondo (ma anche libri non suoi che legge accuratamente perché ne parla con profondità e cognizione di causa), alla manutenzione del profilo social seguito da decine di migliaia di amici e contatti, oltre a tutto questo e alla naturale e appagante vita privata con la meravigliosa e affettuosa compagna Paola e ai suoi altrettanto straordinari figli, Maurizio non si tira mai indietro quando gli chiedono una prefazione, un’introduzione, uno strillo di copertina per testi altrui.
 
Non dice no, non trova scuse dettate dalla pigrizia e dalla cautela, come fanno in tanti, me compreso, che conservano una inflessibile riluttanza a dedicare tempo agli inediti. Maurizio sfodera la propria inesauribile generosità e si concede con la medesima intensità che dedica ai propri romanzi.
 
Lo ammiro, ma non lo invidio e manco lo compiango, perché lui si diverte da matti. E il divertimento resta il sale della bella scrittura. Si sta, però, facendo largo in me un leggero sentimento di fastidio, dettato dalla sazietà, nel vedere esposti negli scaffali o pubblicizzati sul web libri di ogni tipo che si fregiano in copertina dell’introduzione di de Giovanni. Evidentemente è un traino che funziona. E Maurizio è un mentore che non si tira mai indietro. Finirà che un libro per distinguersi dalla massa, dovrà far campeggiare sotto il nome dell’autore l’avvertimento: “In queste pagine non troverete nemmeno una parola di Maurizio de Giovanni”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA