Il terrore al tempo dei social network e il riflettore di Voltaire

Sabato 21 Novembre 2015, 21:45 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 09:55
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Spesso i classici aiutano, per quanto possano apparire lontani. Prendiamo Voltaire, ma soprattutto prendiamo ciò che di un suo celebre passo dalle "Lettere filosofiche" scrive in "Mimesis" il celebre filologo Erich Auerbach. Non pensate che la stiamo prendendo da lontano. Voltaire descrive in poche parole, con la sua penna feroce e leggera, una seduta di Borsa a Londra, nella quale si incontrano, per fare affari, ebrei, cristiani e musulmani. Siamo nel XVIII secolo. Tutti si sentono fratelli e l'unico infedele è chi fa bancarotta. Poi, chiusa la giornata di lavoro, ognuno ritorna alle proprie liturgie, diversissime. Il denaro li unisce, la religione li divide. Auerbach, due secoli dopo, analizza il passo per individuare una tecnica retorica e propagandistica che ha fatto scuola. Non l'ha inventata il grande illuminista. Esisteva già, ma lui l'ha esaltata. E' "la tecnica del riflettore". In che cosa consiste? Leggiamo direttamente Auerbach: "Di tutto un ampio discorso s'illumina una piccola parte, ma tutto il resto, che servirebbe a spiegarlo e a dare a ciascuna cosa il suo posto, e verrebbe, per così dire, a formare un contrappeso a ciò che è stato messo in risalto, viene lasciato nel buio". Qual è il risultato? "In questo modo vien detta apparentemente la verità, poiché quanto è detto è incontestabile, e tuttavia tutto è falsato, essendo che la verità è composta di tutta la verità e del giusto rapporto tra le singole parti". Auerbach conclude amaramente constatando che soprattutto nelle epoche agitate "il pubblico casca sempre in questo tranello". Viviamo giorni agitati. Possiamo diventare facili prede del terrore al tempo dei social network. I riflettori focalizzano dettagli e abbagliano noi. 
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