Il venditore napoletano di cazettini

Il venditore napoletano di cazettini
Sabato 28 Dicembre 2013, 13:05 - Ultimo agg. 06:43
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Nella ossessionante compagnia dei venditori ambulanti che accistano i passanti napoletani l'Oscar per la migliore intrepretazione maschile va assegnato, senza dubbio, al venditore di cazettini, ovvero di pedalini. E' una categoria commerciale a parte, composta esclusivamente da italiani relativamente giovani e provvisti di un'energia e di una flessibilità che farebbe invidia ai lavoratori modello tanto cari a Sergio Marchionne: non si fermano mai, pausa pasto brevissima, perfetta ripartizione delle aree di competenza, spirito di gruppo con genuina collaborazione in caso di necessità, massima efficienza nei giorni festivi. Ti marcano a uomo, sanno individuare il soggetto debole incapace di resistere alle sue lamentazioni, modulano il prodotto in base alle stagioni, inverno calzino di lana (o quello che è) e d'estate fantasmino. Tutta roba pezzotta, ma non sempre di pessima qualità. Prezzo? Basso, ma neanche tanto e comunque fatto su misura per il cliente, con piccole varianti.

Sono onnipresenti, soprattutto a via Toledo, ma ne trovate anche al Molo Beverello e alla Ferrovia, dove vanno a caccia di turisti. Non scampa nessuno, anche se l'ignaro cliente sembra immerso nella musica a palla degli auricolari. Bersagli preferiti i maschi adulti, ma pure le donne devono pagare pegno. L'abbordaggio è untuoso. E se l'instancabiile spacciatore di cazettini immagina di avere di fronte un forestiero e non un locale (quello è sufficientemente allenato, li sa scansare con un efficace dribbling di parole) la proposta d'acquisto avviene con un rudimentale vocabolario straniero (inglese o italiano). 

Dall'untuosità si scivola velocemente nel lamento. La disoccupazione congenita, la famiglia numerosa e, quando l'indifferenza della preda sta per avere la meglio, i leggeri precedenti penali (spesso inventati). E infine, quando ormai la vittima l'ha avuta vinta e si sta allontanando, la minaccia gridata come un anatema: "Allora, c'aggia fa'? Aggia arrubbà?" ("Allora che devo fare? Devo rubare"), la medesima del parcheggiatore abusivo al quale non volete pagare il pizzo.

A questa tipologia principale se ne affianca un'altra, più dimessa e furba, che punta sullo spirito caritatevole e ha come target particolare le donne, sposate e con probabile marito incapace di comprare qualsiasi oggetto personale che non sia il pacchetto di sigarette (per loro c'è sempre il più collaudato venditore di accendini, se siete fortunati: tre pezzi un euro). Sono tenaci come il caffè seccato sulla macchinetta. Non si levano di torno fino a che dalla borsa non esce il denaro. 

Bisogna armarsi di pazienza, resistenza e tolleranza. In fondo sono degli attori. E a volte il loro spettacolo merita il prezzo del calzino.
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