Napoli, l'immagine e la realtà

Giovedì 17 Settembre 2015, 08:52 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 09:54
4 Minuti di Lettura
L'immagine, non rovinate l'immagine. A Napoli ormai l'immagine che la città proietta all'esterno è diventata l'ossessione della classe dirigente, politici, imprenditori, professionisti, e di una bella fetta degli smanettoni dei social network. Un'altra parte della città o guarda in faccia la drammatica realtà, incitando a trovare vie d'uscita alla precipitosa e violenta decadenza che stiamo vivendo, ma è minoritaria, o gode a sputtanare la propria città per abitudine, indifferenza e sadismo.

L'immagine, non rovinate l'immagine. E' un ritornello stucchevole e imbarazzante per quelli che ogni giorno sono costretti a fare un passo avanti verso un gorgo che risucchia le energie positive più coriacee. Ci ripetiamo, come un'avemaria inconscia, che amiamo Napoli, che dobbiamo amare Napoli, che bisogna salvare Napoli. Lo facciamo ogni giorno, appena aperta la porta di casa (che per tanti è solo lo schermo del computer). Ascoltiamo, vediamo e scuotiamo la testa. Dobbianno sciogliere i grani del rosario di maledizioni che ci tocca recitare? Li volete sentire? E' superfluo, li conosciamo a memoria. Non perdiamo tempo.

L'immagine, non rovinate l'immagine. E' un riflesso pavloviano che scatta quando qualcuno toglie il velo dell'autocompiacimento (come in questi giorni ha fatto con tono ruvido Rosy Bindi) e ci sbatte in faccia la camorra con tutti i suoi corollari di illegalità diffusa che si allarga a macchia d'olio sulla città. E' storia vecchia la camorra, non è faccenda di questi ultimi anni. Ma nessuno in questi ultimi anni (facciamo pure trenta per non far piacere a nessuno) è andato oltre le rimostranze contro chi danneggiava l'immagine di Napoli, sirena eterna e incantatrice, senza incidere di un centimetro nel tessuto illegale della città.

L'immagine, non rovinate l'immagine. A chi insiste bisognerebbe regalare un paio di lenti correttive per la vista. Allora sì, l'immagine di Napoli la vedrebbe nitida e sporca e allora, come la bambina del "Mare non bagna Napoli" di Anna Maria Ortese, sbatterebbe a terra svenuto. E' troppo, non ce la faccio.  L'immagine, non rovinate l'immagine. Ormai difendiamo l'oleografia (aggiornata, ma pur sempre pizza, sole e mandolino) come l'ultima spiaggia, l'unica salvezza da un naufragio fisico e metafisico. Napoli può vivere di turismo, ripetono i sedicenti teorici della new economy (che dentro ha troppo di vecchio e sfiatato, peggio di una bottiglia di spumante lasciata a lungo senza tappo).

Chiacchiere. Già nei rombanti anni Sessanta c'era chi aveva la vista lunga e ammoniva: non si può trasformare Napoli in una città di camerieri. Perché non si vive di solo pane, e nemmeno di solo pizza, sebbene ci piaccia assai, la pizza, dico. Ora, cinquant'anni dopo, le aspirazioni sono cambiate: magari fossimo tutti camerieri, tutti pronti ad accogliere battaglioni di turisti con mozzarella di bufala e babà. Quindi pensate all'immagine, anche se il grande patrimonio artistico della nostra storia millenaria è lasciato nella zella, l'unica immagine forte che resta impressa nella retina dei forestieri. L'immagine, non rovinate l'immagine.

Come se bastasse un po' di cipria e, voilà, l'opera buffa è servita e tutti ci cascano. Perché ci illudiamo che non vadano da soli a curiosare dietro gli scenari di cartapesta, anche quelli, in verità, rovinati. Ci sentiamo offesi se qualcuno ci spiattella in faccia la realtà di una città che pensa solo alla tarantella e neanche più la sa suonare e ballare. Napoli non è solo camorra, sì è vero. Ma la camorra, mai combattuta seriamente, con le armi della legalità intransigente, dell'efficienza, della cultura, della formazione, ma anche con una tolleranza zero diffusa che non faccia sconti a nessuno, soprattutto a chi deve contrastare la deriva illegale e non lo fa, la camorra, in questo scenario di miseria della coscienza e della consapevolezza, è sempre più pervasiva e, disponendo di capitali ampi come nessun altro a Napoli, sta comprando la città. Perché la camorra non è solo quella che uccide un minorenne alla Sanità, non è solo violenza e intimidazione spicciola e stracciona, la camorra sono affari sporchi portati in lavanderia, sono appartamenti, palazzi e ville comprati a Posillipo, Chiaia, Vomero con soldi ripuliti e ben accetti dalla borghesia immobile e immobiliare che vive con le rendite distese al sole, godendosi il panorama, e succeda quel che succeda.

L'immagine, non rovinate l'immagine. A furia di preoccuparsi solo dell'immagine abbiamo costruito nella nostra mente una Napoli immaginaria che, appena, si apre la finestra, cade a pezzi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA