Port'Alba tra svendita e investimento

Giovedì 25 Settembre 2014, 13:47 - Ultimo agg. 19 Marzo, 09:30
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Tra ieri e oggi a Port'Alba è andato in scena e andrà in scena uno spettacolo che non si vedeva da anni. Spettacolo amaro, da un lato, perché centinaia di giovani e bibliofili hanno fatto la fila per andare a comprare a prezzi stracciatissimi (sconti del settanta per cento) i volumi della fu Guida a Port'Alba che il Tribunale fallimentare ha messo in vendita. Ma è stato anche uno spettacolo che potrebbe lasciare uno spazio residuo a una riflessione positiva sul diffuso bisogno di cultura, purché sia a cifre abbordabili o addirittura da svendita e realizzo. Il libro è un prodotto anomalo per il quale in molti hanno già intonato il requiem. Vedremo. Se nascerà qualcosa di meglio per sostituirlo potremmo persino essere tutti più contenti. Intanto resiste, nonostante i fallimenti. Con Guida a Port'Alba è caduto un gigante. E in tanti, dopo la chiusura e il trasferimento di altre storiche sigle hanno temuto un drammatico effetto domino. Ci sono, invece, dei piccoli segnali opposti. C'è chi resiste e chi rilancia. Piccoli tenaci guerrieri del cartaceo che vendono libri antichi e moderni, appostati dietro porte magiche che trasportano in luoghi persi nel tempo, paesi di cuccagna e balocchi per i lettori incalliti, o anche solo per i lettori curiosi. Qualche mese fa, questi piccoli librai sono stati multati per le bancarelle che avrebbero occupato abusivamente il suolo pubblico. Per un po', le bancarelle sono scomparse, per necessità e per protesta. Poi si è intravista una soluzione e sono ricomparse. Port'Alba resiste, sebbene qualche libraio si senta come l'ultimo giapponese nella giungla che combatte una guerra ormai perduta. Invece c'è chi lavora instancabilmente nonostante le crescenti difficoltà. Non solo i grandi come Tullio Pironti (a piazza Dante) o i raffinati e dinamici come Colonnese (a San Pietro a Majella): due autentiche istituzioni della cultura napoletana. Ma anche attività meno note, visitate da chi ha l'occhio più lungo. Così, mentre da Guida si svendevano 700mila volumi, dall'altro lato della stradina si inaugurava un nuovo marchio, quello della libreria Langella, nata da una costola di Dante & Descartes (altra griffe pluridecennale, ideata e gestita da Raimondo e Giancarlo Di Maio, che si sono ritagliati il proprio spazio a via Mezzocannone e a piazza del Gesù Nuovo). Ieri, Pasquale Langella ha guardato la fila davanti a Guida con un misto di stupore e anche d'indignazione. E' vero, qualcuno (e più di qualcuno) ha varcato la soglia della sua nuova bottega, qualcun altro, nell'attesa, ha scartabellato tra i volumi sulla bancarella, ma lo spettacolo spingeva a considerazioni dense di disinganno, riassunte dallo stesso Langella in un suo post su Facebook rivolto ai cacciatori di saldi: "Quindi potreste venire anche una volta alla settimana e spendere un po' per la cultura o solo per curiosare tra le nostre offerte senza resse e con rilassamento per un piacevole giro culturale". Gli ha fatto eco, con un commento un altro libraio, Nunzio Pironti: "A quanto pare, le librerie per avere queste folle devono fallire". Noi ci auguriamo di no e ammiriamo chi resiste e rilancia. La guerra per la cultura non è mai finita. E mai finirà.
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