«Secutàre», cacciare e inseguire

Sabato 15 Novembre 2014, 08:59
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La semantica è la parte più affascinante della linguistica. Il significato delle parole è qualcosa di intensamente vivo e cambia da contesto a contesto, da gruppo a gruppo, da un'epoca all'altra. Il napoletano fa un uso inconsapevolmente brillante della semantica. Tra i più originali c'è quello antifrastico, cioé il ribaltamento da positivo in negativo, o viceversa, di una parola o di una frase, in genere per motivi scaramantici, ad esempio: "scarta fruscio e piglia premmèra", "t'a faie cull'ova 'a trippa". Sulla diversità di significato, di piccoli ma decisivi slittamenti di senso, facciamo esperienza ogni giorno. E' noto da tempo il cambiamento del senso del verbo "pariare" che da molti anni hanno fatto i giovani. Non esprime più l'intenzione di "perdere tempo" ma di "divertirsi" (originariamente significava addirittura "digerire"). A me, solo con molto ritardo, è capitato di apprendere il significato originale di "secutare". A casa mia veniva usato come "cacciare via una persona", magari pure in malo modo: "secùta a chillo", "si nun 'a fernisci, te secùto". Con il tempo la mia ignoranza è stata colmata e ho scoperto che si trattava di lessico familiare perché in napoletano "secutare" significa "cercare insistentemente", "inseguire", "marcare". Poi, consultando un po' di testi e dizionari, ho imparato che valgono entrambi i significati. Mi sono sentito risarcito e riammesso nella comunità.
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