Conoscere l'olio extravergine di oliva in sei mosse

Sabato 21 Novembre 2015, 21:45 - Ultimo agg. 16 Novembre, 13:52
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Diciamoci la verità: la vita quotidiana è ormai improntata a valori così poco naturali da farci prestare molta più attenzione all’olio per l’auto che a quello per il nostro corpo. Anzi, la maggior parte della gente è molto più disposta a risparmiare sul secondo che sul primo e, in effetti, spende molto di meno. Forse se pensassimo che usare grassi di bassa qualità per pagarli può comportare una futura spesa in medicine, saremmo più attenti.
Come imparare a usare l'olio giusto e, soprattutto, come riconoscere quello di qualità? Un aiuto arriva dall'Onaoo (Organizzazione nazionale assaggiatori olio d'oliva), che ha stilato un piccolo vademecum proprio in occasione dell’ultimo scandalo, o presunto tale. Ecco le loro regole da mandare a memoria.
1. Non limitarsi a un solo tipo di olio ma, come per i vini, cominciare ad abbinare quello giusto ad ogni piatto. Si consiglia di avere almeno tre bottiglie di diverse tipologie (fruttato leggero, fruttato intenso, medio).
2. Considerare il gusto. Un olio è buono se non presenta all'assaggio sentori negativi, se ha un sapore fruttato ed è seguito da un retrogusto leggermente amaro o piccante, la cui presenza è un dato assolutamente positivo e non c'entra nulla con l'acidità. Un olio ha come nota principale il fruttato di oliva ed è seguito da altri sentori aromatici al carciofo, mandorla, mela. Tutte le sfumature delle note vegetali sono assolutamente positive.
3. Analizzare il profumo, che deve ricordare quello del frutto dell'oliva sana e colta al giusto grado di maturazione.
4. L'extra-vergine per le fritture è comunque preferibile rispetto all'uso dell'olio di semi. Inoltre, anche l'olio d'oliva, spesso non preso in considerazione, è un buon olio per friggere.
5. L'espressione «spremitura a freddo», con la quale si intende la lavorazione entro una temperatura di 27 gradi, non è sinonimo assoluto di qualità, anche se in sé si tratta di una procedura di spremitura superiore.
6. Sono numerosi i Consorzi che emettono etichette Dop o Igp. È bene sempre controllare la presenza della certificazione sull'etichetta. 
Conoscendo e applicando questi precetti, non abbiamo sicuramente la totale garanzia della qualità del prodotto, ma è lo strumento migliore per valutare e per legge, oggi, è obbligatorio indicare in etichetta le origini degli oli che sono stati utilizzati.
Dobbiamo anche capire che la qualità dell’olio italiano non è mai stata così buona come in questi anni e che questa caratteristica deve avere la giusta remunerazione perché sino a quando produrre olive non offre la giusta remunerazione saranno a rischio le fondamenta stesse del nostro stile alimentare.
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