Gragnano e Asprinio, la scommessa di Salvatore Martusciello

Mercoledì 30 Dicembre 2015, 16:40 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 15:11
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Gragnano sulla pizza, Asprinio sulla cucina di mare. C’è un bere più napoletano di questo? Era il ragionamento da cui partì la famiglia Martusciello quando diede vita, oltre vent’anni fa, a Grotta del Sole. Quelle bottiglie di rosso frizzante con i nomi dei contadini dei Lattari in etichetta che conferivano le uve per il Gragnano, il lavoro sullo spumante con l’attenzione alle vigne maritate: furono in fondo questi gli squilli di tromba sugli scaffali delle enoteche che annunciarono il recupero dell’orgoglio di bere vini campani. Il passato ritorna, scrive Musil, e oggi Salvatore Martusciello, chiusa serenamente l’esperienza di Grotta in pieno accordo con la famiglia, riparte proprio da qui, dalle radici del palato partenopeo, dalle sue radici, puntando a ribadire la qualità in denominazioni che non hanno mai goduto di grandi favori dalla critica: troppo poco morbidi per la visione del vino muscolosa, piaciona e morbidosa degli anni ’90, eccessivamente pop per i gastrofighetti del 2,0 nel decennio successivo.
Eppure che allegria domenica scorsa all’Osteria La Chitarra quando abbiamo stappato il Trentapioli, Asprinio d’Aversa doc spumantizzato con il metodo Martinotti: grande sulla mozzarella di Mimmo La Vecchia del Casolare, strepitoso sui salumi e sui panini napoletani freschi freschi e sugnosi. E che bello sentire lo stappo del Gragnano Ottouve, l’allegria da bere sulla cotica, la braciola, la polpetta al sugo, oppure nel classico abbinamento sulla pizza napoletana. Salvatore gioca una scommessa di ripartenza difficile ma non impossibile: rappresenta la quarta generazione impegnata nel vino perché i Martusciello hanno iniziato a Pozzuoli all’inizio del ’900. Il Gragnano Ottouve, che lo scorso anno accompagnò la presentazione simultanea in sei locali della nostra Guida Mangia&Bevi, è ottenuto da piedirosso, aglianico, sciascinoso, suppezza, castagnara, surbegna, olivella e sauca coltivate a 300 metri su terreno sciolto e fertilizzato dal Vesuvio nel corso dei millenni. È il primo magico sorso di una vendemmia iniziata il 28 settembre e terminata l’8 ottobre, messa in bottiglia il primo dicembre. L’Asprinio Trentapioli viene dalla vite allevata nella tipica Alberata Aversana. Due vini freschi, efficaci, non cerebrali, ma di grande e sicuro impatto per le nostre feste di Natale. La semplicità non è mai banalità, ma è complessità leggibile a tutti: in queste bottiglie trovate il passato, certo, ma soprattutto anche il modo per poter vivere il futuro, che noi sappiamo essere di vini immediati, abbinabili, popolari, ben eseguiti. E Salvatore ha scelto di giocare insieme alla moglie Gilda questa partita di amore e di orgoglio.
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