Luciano Pignataro
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Voglia di pizza, voglia d'estate: largo ai giovani della pizza napoletana

Attilio Bacchetti
Attilio Bacchetti
di Luciano Pignataro
Lunedì 20 Giugno 2016, 01:27 - Ultimo agg. 02:39
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Voglia di pizza, voglia d'estate. Mai c'è stata tanta attenzione verso lo stile napoletano, e il motivo va ricercato nel fatto, molto semplice, che resta la più buona del mondo. Intendiamo pizza, non pane e qualcosa, perché altrimenti dobbiamo parlare di focaccia.

Oltre che buona, la pizza napoletana è anche identitaria, è l'unica che si identifica con una grande comunità umana ricca di storia che ha i suoi figli sparsi in tutto il mondo. Dunque mangiare la pizza è un atto di gusto ma anche regala il senso di appartenenza.
Negli ultimi anni la personalità dei pizzaioli inizia ad essere in primo piano rispetto al prodotto presentato al cliente. Ciò è frutto di diversi fattori, primo fra tutti l'aumento della qualità degli ingredienti, il ragionamento sugli impasti, i condimenti, gli abbinamenti. Poi è anche il risultato di una sovraesposizione mediatica che ovviamente è dilatata ben oltre i media tradizionali e naviga sui social dove ciascuno deve dimostrare di saperci fare ed entra in contatto con i suoi clienti.
Una pizza per l'estate è una idea semplice proposta dal Molino Caputo e che tende a stimolare la creatività dei pizzaioli. La pizza margherita resta sempre la più venduta, ma anche la più imitata dalle grandi catene del surgelato.

Molto più difficile inseguire l'alto artigianato che pesca tra i prodotti Slow Food, le dop e le igp e che lavora in profondità mettendo in evidenza ortaggi, verdure e latticini di qualità. Su questo terreno l'industria sarà sempre perdente come dimostra la vicenda del panettone artigianale.
La pizza resta un prodotto artigianale e non ci sarà catena alimentare che potrà scalzarla perché non è una questione di numeri, ma di qualità. Oggi è possibile mangiare una grande e buona pasta industriale ma sarà impossibile mettere insieme emozione, gusto e pizza surgelata. Sarà solo un buon pezzo di pane rivitalizzato al forno.
La pizza napoletana dunque conosce un grande sviluppo e la manifestazione al Cocumella lo ha dimostrato. Va incontro a due esigenze strutturali e dalle quali difficilmente potremo tornare indietro: si tratta di un cibo accessibile a tutti, non a caso anche nelle pizzerie più famose vediamo famiglie con bimbi seduti ai tavoli, e va incontro ad un nuovo stile alimentare più facile, meno ingessato. Mangiamo una pizza per dire facciamo una cosa leggera e veloce da modo di dire napoletano diventa un gesto italiano e internazionale.

Di fronte a questo successo, e anche alla pioggia di soldi, ad alcuni pizzaioli può capitare di perde la testa, come succede a una rockstar. Per questo noi riteniamo che siamo di fronte ad una maratona, non ai cento metri. Lavorerà bene e resterà quando inizierà il riflusso, come succede in tutti i cicli umani, chi avrà pensato al futuro senza scorciatoie mediatiche. Curare l'immagine va bene, ma senza un grande impasto si resta a piedi dopo la prima verifica. Per questo la scelta del Molino Caputo di non chiamare solo i nomi già famosi, ma ragazzi consolidati che si stanno facendo le ossa, ci sembra vincente. La pizza napoletana sarà invincibile fino a quando esisteranno le pizzerie di quartiere diffuse, a centinaia, in tutta la città. Lasciamo i pizzastar a chi ne ha bisogno, a chi giudica la pizza senza conoscere nulla della storia di Napoli.
 

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